Rsa in Umbria: l’offerta residenziale non è in grado di far fronte alla domanda: i posti disponibili nelle strutture socio-sanitarie si fermano intorno alle 5.600 unità, mentre 648 anziani (dato aggiornato a luglio 2025) restano in lista d’attesa per un posto in RSA. Una cifra che racconta meglio di qualsiasi commento l’urgenza di un piano regionale per la non autosufficienza.
“Siamo davanti a un quadro che si regge più sulla dedizione delle famiglie che sull’efficienza del sistema.”, osserva Elisa Leonardi, Segretaria generale Uil Pensionati Umbria. “La grande maggioranza degli anziani resta al domicilio, ma i costi e la complessità organizzativa di questa scelta sono ormai fuori portata per troppi nuclei, specie quelli monoreddito o con pensioni medio-basse”.
Secondo la Uil Pensionati Umbria, nella regione vivono circa 63 mila persone con gravi limitazioni nelle attività quotidiane. Di queste, quasi il 29 per cento affronta la fragilità in solitudine, senza una rete familiare diretta. Tradotto in cifre concrete, sono almeno 45 mila i nuclei umbri che convivono con un familiare non autosufficiente.
Rsa: l’indennità non copre il costo
“La nostra analisi – prosegue Leonardi – parte dai dati sulla cosiddetta prestazione universale, che a livello nazionale mostra un quadro sconfortante. Le domande presentate sono circa 5.000, e di queste appena il 41 per cento è stato accettato. Parliamo di numeri irrisori se confrontati con una popolazione di oltre un milione e mezzo di anziani over 70. È evidente che siamo lontani da un sistema equo e realmente universale.”
Secondo la Uil Pensionati, la misura così com’è pensata non garantisce alcuna sostenibilità economica. L’indennità di accompagnamento, oggi l’unica copertura diretta, non basta a fronteggiare nemmeno i costi minimi di una badante o di un posto in RSA. “Il Ministero del Lavoro ha ipotizzato di alzare il limite ISEE da 6.000 a 12.000 euro per la prestazione universale – aggiunge Leonardi – ma si tratta di un intervento che non affronta il vero problema. Serve ampliare la platea dei beneficiari, includendo almeno gli over 70, e creare strumenti di sostegno duraturo, non palliativi. Il rischio di impoverimento è reale e diffuso.”, conclude Leonardi, “e l’attuale assetto di sostegni pubblici non basta più. È il momento di trattare la non autosufficienza come una priorità nazionale e regionale, non come una questione privata confinata tra le mura domestiche.”