Rette in continuo aumento anche nel 2024, impegnative di residenzialità insufficienti con 4mila anziani veneti esclusi nel 2023 dal contributo regionale, carenza di posti letto, riduzione del tempo dedicato all’assistenza degli ospiti, liste d’attesa sempre più lunghe. La crisi delle case di riposo nella nostra regione, emersa in tutta la sua drammaticità a partire dal Covid, fa crescere la preoccupazione dei sindacati dei pensionati Spi, Fnp, Uilp Veneto, impegnati in una battaglia unitaria che punta a un cambiamento di rotta da parte della Regione per evitare la tempesta perfetta nell’ambito di un problema, quello della non autosufficienza, che si fa sempre più critico con l’invecchiamento della popolazione e la crescita delle malattie croniche, soprattutto quelle legate alla demenza senile.

In tale contesto, il gruppo di lavoro sui temi sociosanitari dei sindacati ha presentato lunedì, durante un seminario unitario, tre ricerche sui centri servizi per anziani In Veneto, con focus specifici su rette, impegnative di residenzialità, standard di personale e strutture, fabbisogno di posti letto. Ne è emerso un quadro con molte criticità: da qui una serie di proposte concrete di Spi, Fnp, Uilp Veneto alla Regione.

In Veneto, secondo la relazione sociosanitaria della Regione, si stima che vivano circa 330mila ultra65enni non autosufficienti. Di fatto il 28% degli anziani, per lo più over 80, rientra in questa condizione, mentre nella case di riposo i posti letto residenziali sono poco più di 34 mila, i posti semiresidenziali non arrivano a 1.800.

Rette in continuo aumento

Le case di riposo sono strutture fondamentali per la cura e l’assistenza degli anziani che non sono più in grado di badare a loro stessi. La ricerca realizzata da Spi, Fnp e Uilp del Veneto ha monitorato i costi delle rette di 216 centri servizi pubblici e privati sui 286 presenti in regione. Fermo restando che nell’anno in corso sono previsti ulteriori aumenti (che dipendono soprattutto dai rincari di prodotti alimentari e igienici, e che verranno monitorati nei prossimi mesi dal gruppo di lavoro), l’analisi confermai costi spesso proibitivi per molti anziani, con differenze territoriali notevoli. Con impegnativa, la retta giornaliera più bassa è di 44 euro, la più alta è di 146 mentre quella media è di 62,17euro. Senza impegnativa si va dai 42 ai 168 euro, con una media di 85,54euro.

Impegnative di residenzialità.

Senza il contributo regionale – l’impegnativa di residenzialità, appunto – per molti ospiti non autosufficienti sarebbe impossibile affrontare i costi della struttura. La Regione, dall’ 1 luglio 2022, ha introdotto l’impegnativa unica da 52 euro al giorno, eliminando i due tipi di impegnativa per livello di non autosufficienza in vigore dal 2010. Il numero di contributi, però, non copre l’intero fabbisogno tanto che nel 2022 un quarto dei potenziali beneficiari non ne ha usufruito. Nel 2022 la Regione era corsa ai ripari introducendo 3mila nuove impegnative, distribuite però nel triennio 2022-2024. Di fatto anche nel 2023 circa 4mila ospiti hanno dovuto pagare la retta per intero, senza contributo regionale.

Carenza di posti letto

Secondo una recente ricerca dell’Ires Veneto, sui dati del 2020 perché gli ultimi disponibili per tipologia di servizio, per soddisfare le effettive richieste di assistenza le case di riposo dovrebbero offrire 51.232 posti letto per tutte le tipologie di ospiti (autosufficienti e non), contro i 34.218 allora autorizzati. All’appello, dunque, ne mancherebbero circa 17mila. La Regione nell’estate 2022 ha rivisto il fabbisogno di posti letto per anziani non autosufficienti, fissandolo a una quota di 32.676 contro i 31.431 esistenti all’1 gennaio 2022 (mancano 1.245 posti), affidando ai Piani di Zona straordinari la possibilità di attivarne altri 3.921. Ma il risultato sarebbe ancora negativo, con province più scoperte di altre.

 

I tempi dedicati all’assistenza

Il terzo focus del gruppo di lavoro si è concentrato, infine, sugli standard funzionali minim” necessari ai centri servizi per avere l’accreditamento. Risultato? Confrontando l’aggiornamento del 2022 con la precedente delibera di giunta del 2007, si rileva che l’assistenza all’anziano non autosufficiente da parte di tutto il personale (sanitario, sociosanitario e sociale) è diminuita di 23 minuti a settimana. Se rapportato a un centro servizi di 120 posti letto, ciò significa una riduzione complessiva di 46 ore settimanali, e un indubbio risparmio di personale per i centri servizi.

 

Obiettivi e proposte

Come detto, i tre focus fotografano le criticità ma lanciano anche molte proposte. Dalla riforma delle Ipab all’incremento dei posti letto, dall’aumento delle impegnative alla cancellazione del contributo unico di 52 euro, dalla revisione degli standard strutturali dei centri servizi alla modifica del tempo dedicato all’assistenza. «L’aggiornamento realizzato con grande impegno dal gruppo di lavoro – commentano le segretarie generali dei sindacati dei pensionati, Nicoletta Biancardi (Spi Cgil), Tina Cupani (Fnp Cisl) e Debora Rocco (Uilp) – ci offre l’occasione per riprendere i contenuti dell’analisi sulla gestione della non autosufficienza che avevamo fatto e presentato alla Regione nel 2022, per portare alla sua attenzione nuovi spunti e nuove proposte. Del resto la Regione continua a dimostrare di mancare di un pensiero sistemico e, quindi, di faticare a rispondere alle esigenze di una di una popolazione che invecchia, con patologie sempre più impattanti sul sistema sanitario: fenomeni strutturali con effetti prevedibili che esigono un confronto ampio e lungimirante. Il tema della non autosufficienza, invece, negli ultimi anni è sempre stato affrontato in modo emergenziale, e i problemi delle case di riposo solo con la calcolatrice alla mano. Prova ne è il fatto che le organizzazioni sindacali, dei lavoratori e dei pensionati, continuano a essere escluse dal Tavolo interistituzionale per l’area anziani non autosufficienti».