FRANCESCO FABIANI UIL PENSIONATI: NEGOZI CHIUSI, CITTÀ MENO SICURE E CONSEGUENZE PER GLI ANZIANI.

In questi giorni anche in virtù della crisi che ha colpito la Prysmian con i suoi effetti economici ed occupazionali dirompenti, la carenza della viabilità e dei parcheggi (problematiche di via Sacconi, corso Mazzini, zona Carisap, i costi dei parcheggi e le assurdità di farli pagare, in centro fino alle 21.30) è tornata attuale nel dibattito cittadino la questione della chiusura delle attività, dei negozi, nel centro del nostro capoluogo. Credo che sia doveroso evidenziare , come ha fatto il ns. Segretario Generale Romano Bellissima alla trasmissione televisiva “Attenti al Lupo” di come la chiusura delle piccole botteghe di quartiere incide sulla vita dei residenti, in particolare sugli anziani.

Da oltre un ventennio nella nostra città ed in particolare nel centro storico, abbiamo assistito a una progressiva chiusura dei piccoli esercizi commerciali. Le botteghe di quartiere devono essere considerate non solo come mera attività commerciale, ma come vere e proprie infrastrutture sociali di base in grado di stabilire un legame con il territorio e il quartiere . Non sono solo attività economiche!

A pagare le spese di questa “desertificazione commerciale della città, a fronte del proliferare dei grandi centri commerciali localizzati (il più delle volte) fuori dai centri urbani, sono soprattutto gli anziani penalizzati tanto negli spostamenti quanto nelle relazioni sociali. La nostra è una popolazione che invecchia (oltre il 20% ha più di 65 anni). Aspetto ignorato nella programmazione dei trasporti e nella distribuzione dei servizi all’interno della città. Basti pensare dov’è ubicata la Guardia medica: presso il vecchio sanatorio di via Zeppelle irraggiungibile per chi non è auto dotato.

Quindi per gli anziani sono problemi …. Quindi la chiusura delle piccole attività commerciali non rappresenta solo un problema di sicurezza (strade vuote e quindi incremento della micro criminalità) ma anche di socialità, in quanto l’anziano spesso riconosce nella piccola bottega sotto casa un luogo dove poter intrecciare rapporti. I negozi chiudono (oltre 20.000 nel paese) a causa del crollo dei consumi. Per la crisi economica nella provincia ascolana sono state oltre 998.000 le ore di CIG (ordinaria, straordinaria e in deroga), il tasso di disoccupazione è oltre il 13% (48% per i giovani e oltre il 30% per le mezza età). In Italia sono circa 17 milioni le persone che hanno perso potere d’acquisto.

È stimato che dal 2007 al 2014 c’è stata una perdita di reddito disponibile annuo, pro capite, di circa 2.500 euro. In questo quadro si inseriscono i pensionati, la cui povertà (dati Istat) è in crescita esponenziale e la mancata tutela delle pensioni, che negli ultimi 20 anni hanno perso oltre il 30% del loro potere di acquisto, è da annoverare tra i fattori determinanti la crisi dei consumi.