Rapporto del Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione sul fenomeno dell’invecchiamento della popolazione.

E’ stato presentato a Roma il Rapporto Invecchiare nel Ventunesimo Secolo: un traguardo e una sfida, realizzato e pubblicato dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa) insieme a HelpAge International.
Una premessa: nel Rapporto sono considerate anziane le persone con 60 anni e più, a differenza di quanto accade in Italia, dove sono considerate anziane le persone con 65 anni e più, una scelta logica per il nostro Paese, considerando che siamo una delle nazioni con la più elevata durata media di vita.

In questa interessante pubblicazione si analizza la situazione attuale della popolazione anziana nel mondo, concentrandosi sulle voci stesse delle persone anziane, registrate attraverso un capillare lavoro di ascolto.
L’invecchiamento della popolazione è uno dei fenomeni più significativi del Ventunesimo Secolo, che non può più essere ignorato e che ha conseguenze importanti in tutti i settori della società.

Una longevità sempre in aumento è uno dei grandi successi dell’umanità. Si vive più a lungo grazie a migliori alimentazione, igiene, cure mediche, benessere economico, istruzione, progressi nei settori della ricerca e della scienza.
La maggiore durata della vita e la parallela diminuzione del numero dei figli hanno portato a un progressivo invecchiamento della popolazione.

La speranza di vita alla nascita è aumentata in modo sostanziale in tutto il mondo. Oggi è di oltre 80 anni in 33 Stati. Cinque anni fa, i Paesi che avevano raggiunto questo obiettivo erano solo 19. L’aspettativa di vita tra il 2010 e il 2015 è di 78 anni nei paesi sviluppati e di 68 anni in quelli in via di sviluppo. Entro il 2045-2050 si stima che i neonati avranno un’aspettativa di vita di 83 anni nelle regioni sviluppate e di 74 anni in quelle in via di sviluppo.

L’invecchiamento della popolazione riguarda tutte le aree geografiche e tutti gli Stati. La sua progressione è più rapida nei Paesi in via di sviluppo, anche tra quelli che hanno un numero elevato di giovani. Due 60enni su tre, oggi, vivono in Paesi in via di sviluppo. Nel 2050, quasi quattro 60enni su cinque vivranno nelle aree in via di sviluppo.

Nel 1950, nel mondo c’erano 205 milioni di persone con 60 anni e più. Nel 2012, erano quasi 810 milioni, ossia l’11,5% della popolazione totale. Si prevede che si arrivi al miliardo in meno di dieci anni e che il numero delle persone con 60 anni e più raddoppi entro il 2050, arrivando a due miliardi di persone, ossia il 22% della popolazione totale.

Anche il numero di centenari aumenterà su scala mondiale, passando dai 316.600 del 2011 ai 3,2 milioni nel 2050.
Ci sono comunque differenze sostanziali tra le diverse regioni del mondo. Nel 2012, le persone ultra60enni erano oltre il 6% della popolazione africana; il 10% della popolazione dell’America Latina e dei Caraibi; l’11% della popolazione asiatica; il 15% della popolazione dell’Oceania; il 19% della popolazione dell’America del Nord e il 22% della popolazione europea.

Si prevede che nel 2050 la popolazione di 60 anni e più arriverà al 10% in Africa, al 24% in Asia, al 24% in Oceania, al 25% in America Latina e nei Caraibi, al 27% in America del Nord e al 34% in Europa.
Attualmente, il Giappone è l’unico paese del mondo in cui oltre il 30% della popolazione ha 60 anni o più. (In Italia le persone con 65 anni e più costituiscono circa il 20% della popolazione). Nel 2050 si stima che ci saranno 64 Paesi nei quali la popolazione ultra60enne rappresenterà oltre il 30% della popolazione. Sempre nel 2050, per la prima volta, ci saranno più persone ultra60enni che ragazzi sotto i 15 anni. Nel 2000, c’erano già più persone ultra60enni che bambini sotto i 5 anni. Come tendenza generale, le donne sono la maggioranza degli anziani. Nel mondo, per 100 donne di 60 anni o più ci sono 84 uomini della stessa età. E ogni 100 donne di 80 anni o più ci sono 61 uomini della stessa età.

Gli uomini e le donne vivono in modo diverso la vecchiaia. I rapporti di genere strutturano tutto il corso della vita, influenzando l’accesso a risorse e opportunità, con un impatto che è allo stesso tempo continuo e cumulativo. In molte situazioni, le donne anziane sono più vulnerabili nei confronti delle discriminazioni: hanno infatti minori opportunità di accesso al lavoro e alle cure mediche, minori possibilità di usufruire di un reddito vitale minimo e di una copertura sociale, maggiore esposizione a maltrattamenti, al non riconoscimento del diritto alla proprietà e all’eredità. Gli uomini anziani, tuttavia, soprattutto dopo la pensione, possono a loro volta diventare vulnerabili, perché hanno reti di sostegno sociale più deboli e possono essere esposti a raggiri, soprattutto sul piano finanziario.

Queste differenze hanno conseguenze importanti al momento di stabilire programmi e politiche pubbliche. Gli anziani non sono un gruppo omogeneo ai quali applicare politiche a ‘taglia unica’. È importante non standardizzare gli anziani come un’unica categoria, ma riconoscere invece che essi sono diversi e differenziati come qualsiasi altra fascia di popolazione, per quanto riguarda l’età, il sesso, la provenienza geografica, l’istruzione, il reddito e la salute. Ogni gruppo di anziani, siano essi donne, uomini, molto anziani, autoctoni, analfabeti, che vivano in città o in campagna, che siano sani, malati, benestanti, poveri, ha necessità e interessi particolari che devono essere presi in considerazione in modo specifico attraverso l’adozione di modelli di intervento e programmi su misura.

L’invecchiamento della popolazione pone grandi sfide sociali, economiche e culturali agli individui, alle famiglie, alle società e alla comunità globale, suscitando grandi preoccupazioni. E tuttavia offre anche molte opportunità.
Come sottolinea il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon nella prefazione al Rapporto, “le conseguenze sociali ed economiche di questo fenomeno sono profonde e vanno ben al di là del singolo anziano e della sua famiglia, dato che coinvolgono la società e la comunità globale come mai prima d’ora”. Il modo in cui sceglieremo di affrontare le sfide e massimizzare le opportunità di una popolazione anziana in aumento sarà determinante per poter raccogliere i benefici del ‘dividendo della longevità’.

Per affrontare le sfide, ma anche per approfittare delle opportunità derivanti dall’invecchiamento della popolazione, il Rapporto invita a considerare nuovi approcci nella organizzazione delle società, del mondo del lavoro e dei rapporti sociali e intergenerazionali. Un dato fondamentale di questo rapporto riguarda l’incredibile produttività e i contributi dati dai 60enni come collaboratori familiari, elettori, volontari, imprenditori, ecc. I colloqui con persone anziane in tutto il mondo hanno mostrato l’esistenza di molti casi nei quali gli anziani aiutano figli e nipoti, non solo nei lavori di casa e occupandosi dei bambini, ma anche con sostanziosi contributi finanziari alla famiglia.

Tutto questo deve essere sostenuto da un impegno politico forte e da una solida base di dati e conoscenze, che garantiscano un’effettiva integrazione dell’invecchiamento globale nei più ampi processi di sviluppo. Uomini e donne di tutto il mondo devono poter invecchiare con dignità e sicurezza, nella piena realizzazione di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali.

Il Rapporto sottolinea la necessità di affrontare le disuguaglianze sociali attualmente esistenti, garantendo a tutte le fasce della popolazione lo stesso accesso a istruzione, occupazione, cure mediche e servizi sociali di base, che permetteranno alle persone di vivere decorosamente nel presente e risparmiare per il futuro e i cui frutti saranno raccolti in tutto il mondo da questa generazione e da quelle a venire. Lo stesso documento sottolinea che per avere progressi concreti, efficaci in termini di costo, bisognerà garantire che gli investimenti sull’età abbiano inizio fin dalla nascita.

Il documento fornisce esempi interessanti di programmi innovativi capaci di rispondere efficacemente ai problemi dell’invecchiamento e alle preoccupazioni delle persone anziane. Parallelamente, il rapporto identifica le lacune e fornisce raccomandazioni sulla strada da seguire per garantire l’esistenza di una società per tutte le età, nella quale giovani e anziani abbiano l’opportunità di contribuire allo sviluppo e condividerne i benefici.

Molti progressi sono stati fatti, grazie all’adozione di nuove politiche, strategie, piani e leggi sull’invecchiamento, ma bisogna fare molto di più per realizzare il potenziale del nostro mondo che invecchia.
I governi nazionali e locali, le organizzazioni internazionali, le comunità e la società civile devono impegnarsi al massimo in uno sforzo comune per far sì che la società del Ventunesimo secolo si adatti alla realtà della demografia del Ventunesimo secolo.

Nel Rapporto si trovano considerazioni ed analisi che la Uilp fa da tempo ed è positivo che siano pubblicate in un documento ufficiale delle Nazioni Unite. Andrebbe, però, forse fatta una riflessione sulla distanza tra i documenti ufficiali sull’invecchiamento di vari organismi internazionali (anche della Ue) e le politiche concrete attuate in molte nazioni, che invece continuano a ignorare la popolazione anziana e a penalizzarla nella programmazione delle politiche previdenziali, fiscali, sociali e sanitarie.

31 gennaio 2013

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Rapporto Invecchiare nel Ventunesimo Secolo: un traguardo e una sfida Dieci priorità per massimizzare le opportunità della popolazione anziana

  1. Riconoscere l’inevitabilità dell’invecchiamento della popolazione e la necessità di preparare adeguatamente tutte le parti in causa (governi, società civile, settore privato, comunità e famiglie) all’aumento del numero di persone anziane. Per far questo, è necessario migliorare la comprensione del problema, rafforzare le capacità nazionali e locali e attuare le riforme politiche, economiche e sociali necessarie per adattare le società ad un mondo che invecchia.
  2. Garantire che tutte le persone anziane vivano in condizioni di dignità e sicurezza, che abbiano accesso ai servizi sociali e alle cure mediche di base e che abbiano un reddito minimo grazie all’attuazione di piattaforme nazionali di protezione sociale e altri investimenti di natura sociale volti ad aumentare l’autonomia e l’indipendenza delle persone anziane, prevenire l’impoverimento nell’età anziana e contribuire a un invecchiamento in migliori condizioni di salute. Tali azioni dovrebbero essere basate su una visione a lungo termine, sostenute da un impegno politico forte e da fondi sicuri che possano prevenire impatti negativi in tempo di crisi o cambi di governo.
  3. Sostenere le comunità e le famiglie per sviluppare un sistema di sostegno allo scopo di garantire alle persone anziane più fragili le cure a loro necessarie sul lungo periodo e promuovere a livello locale un invecchiamento attivo e in buone condizioni di salute per favorire l’invecchiare nella propria comunità.
  4. Investire nelle giovani generazioni, attraverso la promozione di comportamenti sani e garantendo istruzione e opportunità lavorative, accesso ai servizi sanitari e copertura previdenziale per tutti i lavoratori, come migliore investimento per migliorare la vita di generazioni future di anziani. È necessario promuovere il lavoro flessibile, l’apprendimento lungo tutta la vita e l’aggiornamento professionale, per facilitare l’integrazione nel mercato del lavoro degli anziani di oggi.
  5. Sostenere gli sforzi nazionali e internazionali per sviluppare ricerche comparative sull’invecchiamento e fare in modo che i dati e i risultati di queste ricerche, sensibili alle questioni culturali e di genere, siano disponibili per la definizione delle politiche.
  6. Integrare l’invecchiamento in tutte le politiche di genere e le questioni di genere nelle politiche di invecchiamento, prendendo in considerazione le diverse esigenze di uomini e donne anziani.
  7. Garantire l’inclusione dell’invecchiamento e delle esigenze degli anziani in tutte le politiche e i programmi di sviluppo nazionali.
  1. Garantire l’inclusione dell’invecchiamento e delle esigenze degli anziani negli interventi umanitari nazionali, nei piani di attenuazione e adeguamento ai cambiamenti climatici e nei programmi di gestione e preparazione alle catastrofi.
  2. Assicurarsi che i problemi legati all’invecchiamento siano adeguatamente presi in considerazione nei programmi di sviluppo post 2015, anche attraverso lo sviluppo di obiettivi e indicatori specifici.
  3. Sviluppare una nuova cultura dell’invecchiamento basata sui diritti e un cambiamento di mentalità e atteggiamenti sociali nei riguardi delle persone anziane, perché da beneficiari dello stato sociale possano trasformarsi in cittadini attivi e partecipi. A questo scopo, è necessario lavorare per sviluppare strumenti internazionali per i diritti umani e per il loro recepimento nelle legislazioni nazionali, insieme a misure affermative per combattere la discriminazione basata sull’età e favorire il riconoscimento delle persone anziane come soggetti autonomi.

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Rapporto Invecchiare nel Ventunesimo Secolo: un traguardo e una sfida Le voci delle persone anziane

Dei 1.300 anziani, uomini e donne, che sono stati consultati per la stesura di questo rapporto: • il 61% usa un telefono cellulare
• il 53% afferma di avere difficoltà più o meno gravi per pagare i servizi di base
• il 49% stima di essere trattato con rispetto

• il 44% afferma di essere in buone condizioni di salute
• il 43% dice di aver paura di subire violenze personali
• il 34% ha difficoltà nell’accesso alle cure mediche di cui ha bisogno.