Rendiconto sociale Inps:i dati emersi dalla presentazione del Rendiconto Sociale dell’INPS Puglia per il 2023, di ieri mattina, confermano le nostre preoccupazioni, su un sistema previdenziale in grave emergenza: gli assegni pensionistici pugliesi sono più leggeri di circa 400 € rispetto alla media nazionale. Infatti se consideriamo le pensioni di anzianità dei dipendenti del settore privato, in Puglia, gli uomini, percepiscono un importo medio che non supera i 1.110 € al mese, rispetto ai 1561 della media nazionale; va peggio alle donne che percepiscono mensilmente un assegno di 779 €, con un gap previdenziale notevolmente più alto.
“Le cause di questa inaccettabile forbice, che separa le pensioni pugliesi da quelle del resto del nostro paese, sono rintracciabili in due ordini di motivi- afferma la segretaria generale della UIL Pensionati Puglia, Tiziana Carella – nelle politiche insensate operate dai diversi governi che si sono avvicendati, privi di visione prospettica e programmatica, ed il repentino ed inarrestabile invecchiamento della popolazione pugliese.”
Rendiconto Sociale Inps: “Siamo giunti a un punto di non ritorno”
Siamo una regione che invecchia – aggiunge Tiziana Carella – a causa della progressiva contrazione delle nascite, dell’incremento della emigrazione giovanile per cercare lavoro fuori dalla Puglia e dell’innalzamento della speranza di vita. Nel 2023, infatti, la popolazione over65 rappresenta il 24,2% della popolazione totale, circa 942.000 persone, inoltre, aumenta il numero dei pensionati pugliesi, che si attestano a 1.016.680, mentre diminuiscono i lavoratori attivi e i residenti della nostra regione.
Tutto questo, avrà pesanti ripercussioni per la sostenibilità del sistema previdenziale, con un esponenziale impennata della spesa per la crescita dei bisogni assistenziali e previdenziali di un numero sempre maggiore di anziani, grandi anziani e della contrazione dei potenziali contribuenti.
Perché se è vero che in Puglia, nel 2023, il PIL è cresciuto in percentuale maggiore rispetto alla media nazionale, (+7%), per la crescita dell’occupazione, è anche vero che si tratta in gran parte di lavoro precario ed a tempo determinato, con la naturale conseguenza, che a lavoratori precari e poveri di oggi, corrisponderanno pensionati del futuro percettori di pensioni molto basse.
Così come, fa notare la Segretaria Carella, il tasso di disoccupazione è diminuito semplicemente perché, si è ridotto il range dei possibili occupabili, compresi tra i 15 e i 64 anni. Continua a crescere il gender gap salariale, che diventa gap previdenziale. Inutili e vacui sono risultati i tentativi di risolvere il problema della riduzione delle nascite, con la politica a suon di bonus nido o bonus mamma. “Non sarà con il contentino di qualche spicciolo in più alle famiglie con figli, nella prossima Manovra di bilancio, che il Governo Meloni, potrà invertire la rotta”. Intanto, Opzione donna, con i criteri nettamente restrittivi imposti dal governo guidato da una donna, che ha infranto il tetto di cristallo per tutte, in Puglia, è stata richiesta solo da 297 donne, numero nettamente inferiore rispetto agli anni precedenti.
I nostri pensionati da anni sono vittime, di tagli ragionieristici sui loro redditi, del blocco della perequazione e del mancato adeguamento al costo della vita, che hanno eroso in maniera significativa i loro assegni pensionistici, ma allo stesso tempo pagano le tasse più alte rispetto ai loro colleghi europei. Altro che pensioni d’oro!
Siamo giunti purtroppo ad un punto di non ritorno, visto che anche quest’anno il governo, nella bozza della Manovra di Bilancio, persevera nel disegno, di trovare le risorse necessarie a far quadrare i conti, facendo cassa sui nostri pensionati, tagliando l’adeguamento delle pensioni all’inflazione, con una conseguente perdita del potere d’acquisto, invece di colpire l’evasione fiscale che ha raggiunto nel nostro paese cifre indicibili. Ma si preferisce continuare a condonare e sanare chi, ha per anni evaso le tasse, facendosi beffe di chi le tasse le paga alla fonte, come lavoratori dipendenti e pensionati.
I nostri pensionati, sempre più numerosi e longevi, hanno diritto ad un sistema previdenziale equo, che riconosca i contributi versati puntualmente in età lavorativa, un sistema di welfare che garantisca assistenza e servizi di qualità, il finanziamento della legge sulla non autosufficienza e sull’invecchiamento attivo, un sistema sanitario pubblico ed universalistico, ed invece sono costretti a rinunciare alle cure, perché non possono permettersi prestazioni private, a spostarsi fuori regione per le cure salvavita, a causa dalle interminabili liste d’attesa in Puglia.
Per i pensionati pugliesi, dunque, si prospetta un autunno rovente, se le scelte del governo centrale e di conseguenza di quello regionale, continueranno a colpire i loro redditi e a ridurre l’offerta di servizi socio-sanitari.
“I nostri pensionati, non appartengono ad una casta privilegiata! Pretendiamo per essi, pensioni dignitose – conclude la segretaria Uilp Puglia, Tiziana Carella – che non perdano potere d’acquisto nel tempo; una decurtazione del carico fiscale sui redditi da pensione ed il potenziamento dei servizi territoriali e domiciliari per le persone non autosufficienti”.
Per garantire ai nostri pensionati, i diritti previdenziali, alla sicurezza e alla salute, è necessario, investire in politiche attive di welfare, finanziare con risorse adeguate il sistema sanitario nazionale, dare lavoro stabile e ben retribuito ai giovani.
La UIL Pensionati Puglia, è pronta a gridare a gran voce il proprio “Adesso basta”, a lottare per la tutela dei diritti delle pensionate e dei pensionati pugliesi, per garantire loro una vita dignitosa, sana e attiva, frutto dei sacrifici ottenuti con il loro lavoro di una vita.