Oggi, 8 settembre, tramite una conferenza stampa, i Sindacati dei pensionati hanno anticipato i contenuti del documento unitario che sarà presentato alla Terza commissione del Consiglio regionale nell’audizione convocata domani mattina a Trieste. “Nonostante le ripetute sollecitazioni, un presidio dei sindacati pensionati e la grande manifestazione unitaria del 22 luglio – hanno dichiarato Spi, Fnp, Uilp– l’agenda degli incontri con l’assessore è ferma al 12 maggio e non ci è mai stato fornito nessuno dei dati richiesti riguardo all’andamento dei contagi tra il personale sanitario, gli operatori diretti e indiretti e gli ospiti delle case di riposo. Un’assenza di risposte e di riscontri numerici che ci preoccupa doppiamente alla luce della forte impennata della curva dei contagi, che conferma purtroppo come l’emergenza non sia superata”.

Nel documento, i Sindacati dei pensionati ribadiscono anche un giudizio “profondamente negativo” sulla bocciatura della proposta di una commissione consiliare d’inchiesta sulla situazione delle case di riposo: “Credevamo e crediamo che fosse lo strumento naturale per cercare di dare una risposta chiara e trasparente a tutti gli interrogativi che restano aperti e per chiamare l’assessorato e i vertici delle Aziende sanitarie a un resoconto su quanto avvenuto, supportato da dati puntuali e da un’analisi obiettiva sulle strategie adottate, sui tempi d’intervento e sulla loro efficacia. Tra i tanti aspetti da chiarire da direttiva regionale di inizio marzo, che invitava i gestori delle strutture a isolare i contagiati solo se possibile, e la causa dei picchi di contagi e di decessi raggiunti a Trieste, dove l’impatto dell’epidemia sia in termini generali che nelle case di riposo è stato sensibilmente più alto rispetto alla media regionale e in linea con i valori più alti toccati a livello nazionale”.

I pensionati rivendicano l’esigenza di un “monitoraggio costante della situazione nelle case di riposo”, e di un innalzamento degli standard residenziali e di assistenza, “quantitativi e qualitativi”, nell’ottica di una “ridefinizione complessiva dei criteri di accreditamento, che dopo il Covid non possono essere più quelli del 2016”. Sollecitato inoltre il varo di direttive chiare e univoche per gli operatori diretti e indiretti, un piano straordinario per la formazione e il reclutamento del personale, “per colmare i vuoti aperti dal travaso di infermieri e Oss verso la sanità pubblica, legato al pesante gap contrattuale che penalizza questi lavoratori, cui andrebbe riconosciuto peraltro un giusto premio economico per l’impegno profuso e i rischi corsi su quello che è stato, assieme agli ospedali, il fronte più difficile dell’emergenza”.

Spi, Fnp, Uilp sostengono inoltre che sia necessario puntare sul rafforzamento della sanità territoriale e dell’assistenza domiciliare, “che sono gli strumenti per allentare la pressione da un lato sugli ospedali, dall’altro sulle case di riposo.”

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