Lo scorso 18 marzo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), insieme all’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani (Unhchr), al Dipartimento degli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite (Undesa) e al Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa), ha pubblicato il Global Report on Ageism, Rapporto globale sull’ageismo. La pubblicazione di questo studio si colloca all’interno della Strategia globale e dal Piano d’azione per l’invecchiamento attivo e in salute previsto per tutto il decennio dell’invecchiamento sano (2021-2030).
Il Rapporto analizza la natura dell’ageismo; descrive le forme di ageismo e il loro impatto nei confronti delle persone anziane e nei confronti delle persone giovani; propone alcune strategie e raccomandazioni per contrastarlo e per creare un mondo per tutte le età. Sono anche illustrati alcuni effetti della pandemia sull’ageismo.
Il Rapporto fornisce innanzitutto la definizione di ageismo: è corretto parlare di ageismo quando l’età viene utilizzata come mezzo per classificare e dividere le persone in una maniera che comporta danni, svantaggi e l’erosione della solidarietà tra le generazioni.
Con il termine ageismo ci si riferisce agli stereotipi (come pensiamo), ai pregiudizi (come ci sentiamo), alle discriminazioni (come agiamo) che abbiamo o mettiamo in atto nei confronti delle persone basandoci esclusivamente sulla loro età.
L’ageismo assume forme diverse nel corso della vita. Come già detto, nel Rapporto si analizzano in particolare le forme di ageismo nei confronti dei più giovani e dei più anziani. Un adolescente ad esempio può essere ridicolizzato per aver dato vita a un movimento politico. In genere, inoltre, la società e l’opinione pubblica giudicano con maggiore gravità un crimine commesso da una persona giovane rispetto a uno commesso da una persona anziana. Le persone più giovani e quelle più anziane possono trovarsi entrambe in posizioni di svantaggio sul luogo di lavoro o non essere assunte a causa della loro età.
L’ageismo non interessa quindi esclusivamente le persone anziane, ma sicuramente la fascia di età anziana ne è colpita in modo significativo. Secondo il Rapporto, a livello globale una persona su due è ageista nei confronti delle persone anziane. Si tratta soprattutto di giovani maschi, con uno scarso livello culturale.
L’ageismo può essere istituzionale, interpersonale o autodiretto.
L’ageismo istituzionale si riferisce alle leggi, alle regole, alle norme sociali, alle politiche e alle pratiche delle istituzioni che ingiustamente negano opportunità o che sistematicamente svantaggiano gli individui a causa della loro età.
L’ageismo interpersonale si sviluppa nelle interazioni tra due o più individui.
L’ageismo autodiretto si verifica quando è interiorizzato e rivolto contro sé stessi.
L’ageismo spesso si interseca e interagisce con altre forme di stereotipi, pregiudizi e discriminazioni, inclusi abilismo, sessismo e razzismo. Queste molteplici forme di discriminazione ne aumentano gli svantaggi e rendono peggiori gli effetti dell’ageismo sulla salute e sulla vita delle persone.
Secondo quanto riportato nel Rapporto dell’Oms, l’ageismo danneggia la salute e il benessere delle persone che ne sono oggetto ed è un grande ostacolo per l’attuazione di politiche e azioni efficaci volte all’invecchiamento in buona salute.
L’ageismo pervade molte istituzioni e molti settori della società: dal mondo del lavoro ai media, dal sistema legale all’assistenza sanitaria e sociale. Influenza, inoltre, anche il modo di raccogliere i dati e di elaborare le statistiche, fondamentali anche per la definizione delle politiche.
L’ageismo ha un forte impatto sulla vita delle persone. Per quanto riguarda le persone anziane, l’ageismo è associato a una più breve aspettativa di vita, a una minore salute fisica e mentale, a un più lento recupero dalla disabilità, a un maggiore declino cognitivo. Le persone anziane oggetto di ageismo si sentono più sole e isolate, hanno una peggiore qualità della vita e maggiori problemi di salute, sono più a rischio di violenze e abusi. L’ageismo contribuisce inoltre ad aumentare la povertà e l’instabilità finanziaria degli individui più anziani.
Secondo il Rapporto dell’Oms, i fattori che rendono una persona più a rischio di essere oggetto di ageismo sono: essere anziani, essere non autosufficienti, avere una bassa aspettativa di vita, lavorare in certi settori occupazionali, quali l’high tech o il settore ospedaliero.
Lo studio dell’Oms individua tre strategie per combattere l’ageismo: l’adozione di scelte politiche e l’emanazione di leggi direttamente mirate a contrastarlo; l’inclusione in tutti i gradi di istruzione di interventi educativi che aiutino a sviluppare l’empatia, a dissipare idee sbagliate sui diversi gruppi di età e a ridurre il pregiudizio e la discriminazione fornendo informazioni accurate; l’adozione di programmi volti a promuovere i contatti tra le generazioni, che possono ridurre i pregiudizi e smentire gli stereotipi. Secondo il Rapporto, favorire le relazioni tra le generazioni si è rivelato uno degli interventi più efficaci per contrastare l’ageismo nei confronti delle persone anziane, ma si sta rivelando efficace anche per contrastare l’ageismo nei confronti dei più giovani.
Il Rapporto illustra inoltre una serie di buone pratiche. Un esempio positivo di programma volto a incoraggiare il contatto tra le generazioni è il Programma Aconchego, avviato in Portogallo nel 2004, che promuove forme di coabitazione tra persone anziane e studenti universitari. Le persone anziane forniscono l’alloggio, mentre gli studenti universitari contribuiscono ad alleviare la solitudine e l’isolamento. Persone anziane e giovani vengono ‘abbinate’ prestando molta attenzione alle reciproche aspettative, interessi e storie personali. Inizialmente, le domande di adesione al programma provenivano principalmente dagli studenti in cerca di un alloggio, ma col tempo, man mano che le persone anziane hanno acquisito maggiore familiarità con il programma e si sono fidate di più, la domanda è aumentata. Il programma è iniziato a Porto, una città con una grande popolazione di studenti e anziani; è stato poi replicato a Lisbona e a Coimbra. Questo modello è diffuso anche in altre nazioni, tra cui Australia, Belgio, Canada e Repubblica di Corea.
Il Rapporto dell’Oms approfondisce poi un esempio particolare di ageismo, l’ageismo di genere. Ricerche sull’impatto combinato del sessismo e dell’ageismo hanno evidenziato come le donne anziane siano oggetto di molteplici forme di discriminazioni, in una misura molto più accentuata rispetto agli uomini più anziani e più giovani e alle donne più giovani.
L’aspetto fisico delle donne anziane, ad esempio, è in genere valutato in modo diverso rispetto a quello degli uomini anziani: capelli grigi e rughe negli uomini anziani sono spesso visti come segni di saggezza, distinzione e fascino, mentre nella maggior parte delle culture questi stessi tratti fisici sono disprezzati nelle donne anziane e possono portare a penalizzazioni e discriminazioni nella vita quotidiana.
L’ageismo di genere si manifesta anche a livello istituzionale e di accesso ai servizi. Sono state ad esempio documentate molte disparità in termini di accesso delle donne anziane all’assistenza sanitaria, alle cure e ai trattamenti di prevenzione. Diversi studi condotti negli Stati Uniti hanno dimostrato che gli uomini più anziani generalmente ricevono esami medici più approfonditi e più cure mediche basate su studi specifici rispetto alle donne.
Nel mondo del lavoro, gli svantaggi causati dall’essere troppo giovani o troppo vecchi hanno un impatto maggiore sulle donne rispetto che sugli uomini. Essere donna intensifica i pregiudizi legati all’ageismo, con effetti negativi sulla carriera e anche sulla pensione. Rispetto agli uomini anziani, le donne anziane in genere hanno passato meno tempo nel mondo del lavoro, hanno guadagnato meno e hanno meno probabilità di accedere a pensioni adeguate.
Aprile 2021