«Avevamo chiesto un tavolo di confronto e ci hanno risposto con questa manovra, che mira a fare cassa sulle tasche dei pensionati. Siamo stanchi di pagare con le nostre risorse la crisi di dieci anni fa. Viviamo in un’epoca di totale rottamazione degli anziani, la cui dignità andrebbe invece rispettata e tutelata. Urge un confronto: senza dialogo, che sguardo a lungo termine si può avere?»: è il messaggio che i circa 500 pensionati veneti della Spi Cgil, Fnp Cisl e Uil Pensionati hanno lanciato questa mattina nel corso del presidio unitario regionale organizzato in Campo San Maurizio a Venezia per protestare contro l’approvazione da parte dell’esecutivo Conte dell’emendamento che penalizza tutti gli assegni previdenziali superiori a tre volte il minimo (1500 euro mensili lordi circa).
Messaggio ribadito dalla delegazione di pensionati ricevuta in Prefettura.
Proprio quando, dal 1° gennaio 2019, si sarebbe dovuti tornare alla piena rivalutazione di tutte le pensioni, il governo ha deciso di proseguire la politica di adeguamenti parziali all’inflazione, cominciata ormai 8 anni fa. Una beffa che colpirà più di 400 mila pensionati veneti, circa un terzo del totale. Il meccanismo di adeguamento al potere d’acquisto, che ricordiamo è già molto basso, produrrà una considerevole decurtazione per le pensioni superiori ai 1500 euro lordi mensili. A livello nazionale è stato calcolato che il mancato introito per i pensionati fra il 2019 e il 2021 sarà di oltre 3 miliardi di euro.
«Dicono che daranno un taglio alle pensioni d’oro e poi colpiscono le medio-basse. Ancora una volta la fiducia dei pensionati italiani viene tradita, ancora una volta sono loro a pagare il prezzo più alto della manovra con una scelta profondamente ingiusta» ha affermato la delegazione di pensionati Spi, Fnp e Uilp Veneto ricevuta in Prefettura. «L‘accordo firmato dai sindacati nel 2016 con il precedente governo (che prevedeva, fra l’altro, il non ricorrere più in meccanismi di perequazione peggiorativi come questo) è stato completamente disatteso. Continueremo a far sentire la nostra voce – pronti a passare anche ad altre iniziative, se necessario – per denunciare l’ipocrisia di un esecutivo che con una mano sembrerebbe dare ma con l’altra certamente toglie. Altro che cambiamento. È un furto legalizzato, l’ennesimo danno nei confronti di migliaia di persone anziane, che meritano rispetto».