La Uilp Marche ha partecipato, venerdì 19 maggio, al Convegno ‘Verso il sistema sanitario di comunità il ruolo del terzo settore’

Nel corso del suo intervento, Marina Marozzi, Segretaria generale Uilp Marche ha dichiarato:

“Sul tema specifico della sanità territoriale e del ruolo del terzo settore credo che sia d’obbligo fare una premessa. Dobbiamo fare tesoro di ciò che è successo durante la pandemia per programmare in modo più efficace e innovativo il nostro sistema sanitario del futuro. L’emergenza sanitaria ha messo in luce la forza universalistica del nostro sistema sanitario pubblico, mentre sistemi regionali anche “rodati” ma con un sistema basato principalmente sul privato convenzionato non hanno risposto come si doveva.

Negli ultimi venti anni nel nostro Paese la sanità pubblica ha subito tagli indiscriminati e sottofinanziamenti in nome di logiche di austerità ed anche di slogan che “privato” è bello e “funzionante”, sicuramente più snello ed efficiente. Ma spesso “privato” significa dover scegliere anche prestazioni a pagamento, perché quando quelle convenzionate terminano, il privato non si fa scrupoli a proporre visite ed esami a pagamento, spesso ce le propongono a prescindere, visto che alcune costano appena qualche euro in più del ticket. Le altre no, ovviamente, ma se il sistema pubblico non è in grado di fornirle, diventa inevitabile chiederle a pagamento. Con il solito problema che vede svantaggiati tutti coloro che non possono permetterselo e alla fine decidono di rinunciare alle cure.

Per questo va rilanciata e salvaguardata la forza universalistica e pubblica del nostro sistema sanitario. Tutto ciò che rappresenta l’alternativa, possiamo considerarla un fallimento dello Stato!

E proprio questi concetti sono alla base delle manifestazioni unitarie che come UIL, insieme a CGIL e CISL., stiamo mettendo in campo sul territorio nazionale,  perché dobbiamo contrastare con forza il concetto che i servizi sociosanitari vengano programmati “compatibilmente con la disponibilità delle risorse” o “ad invarianza di costi”.

Sanità tema fondamentale della piattaforma unitaria

La sanità e tutte le questioni sociosanitarie sono alla base anche delle assemblee territoriale in corso di svolgimento da febbraio scorso in tutta la regione. Assemblee che partono dalla piattaforma unitaria #VersoMarche2025 nella quale abbiamo formulato una serie di proposte, anche in vista dell’approvazione del Piano Sociosanitario triennale 2023/2025 sul quale abbiamo avuto un primo confronto con il Presidente della Regione Marche Acquaroli proprio negli ultimi giorni.

Non possiamo non tener conto del fatto che il panorama sta cambiando… la geografia demografica sta cambiando… e la sfida che ci troviamo davanti nei prossimi anni è l’attuazione della riforma fatta con il Decreto 77 sulla sanità di territorio e di prossimità con le risorse del PNRR.

Noi vogliamo una sanità che curi le persone nel territorio – peraltro non lo diciamo ora per la prima volta – e che destini finanziamenti adeguati a potenziare la sanità di territorio e di prossimità.

Abbiamo bisogno di confrontarci sul territorio sulle Case di Comunità, Ospedali di Comunità, Punti unici di accesso, Centrali Operative, infermieri di comunità, centri per le cure palliative ecc..

Con un’avvertenza: non basta costruire o adeguare strutture se poi non c’è personale per farle funzionare.

La politica deve fare una riflessione seria

Dobbiamo precisarlo, questo…  al netto del confronto – o almeno ciò che si riesce ad oggi a mettere in piedi – con la Regione Marche all’indomani anche della modifica del modello organizzativo avvenuto con la legge regionale 19. Non possiamo correre il rischio di aprire “cattedrali nel deserto” o peggio ancora “cambiare targhetta” alle strutture, senza che nulla cambi.

Penso che l’aumento progressivo da qui ai prossimi anni dell’età media e dell’incidenza degli ultra 65enni anche nelle Marche dove già oggi rappresentano un quarto della popolazione, debba costringere la nostra politica a fare una riflessione molto seria e ponderata sulle azioni di programmazione da mettere in campo.

Qualche dato per le Marche delle risorse del PNRR per la sanità di territorio: 145 milioni di euro si cui 42,5 per le 21 case di Comunità; 5,1 milioni di euro per le 15 centrali operative; 23,2 milioni di euro per i 14 ospedali di comunità; 74,1 milioni di euro per l’assistenza domiciliare agli anziani passando dall’attuale percentuale di presa in carico del 3,9% al 9,5%.

Uilp Marche: La parola chiave che deve essere alla base di ogni ragionamento è “integrazione”

Integrazione tra la riforma della medicina di territorio, soprattutto con le case di comunità e la non autosufficienza, tra il sociale e il sanitario, integrazione – non ce lo siamo certo dimenticati! – che deve passare attraverso una coincidenza del bacino del distretto sanitario e dell’ambito sociale, integrazione – infine – tra pubblico e no profit.

E qui vengo direttamente al tema dell’incontro di oggi e mi domando: di fronte alla necessità di una medicina territoriale che ha bisogno, prima di tutto, di progetto e di visione ci può essere un ruolo attivo del Terzo settore?

La risposta è senz’altro affermativa, visto che già attualmente nelle Marche il 70% della forza-lavoro del Terzo settore si occupa di sanità ed assistenza con un peso rispettivamente del 17 e del 51% e che sempre nella nostra regione – secondo un rapporto della fondazione EURICSE – risultano operanti nel settore della sanità e del sociale circa 150 organizzazioni del Terzo settore che occupano oltre un migliaio di dipendenti.

Fare attenzione

Ma c’è una riflessione da fare a riguardo, che considero un inciso, seppure di significato sostanziale: dobbiamo fare molta attenzione ai contratti di lavoro applicati: come Cgil Cisl Uil non possiamo derogare all’applicazione di Contratti Collettivi di Lavoro siglati tra le Organizzazioni Sindacali Comparativamente più rappresentative.

In tal senso non possiamo accettare scorciatoie, ne va del rispetto dei lavoratori, della sostenibilità delle loro posizioni e anche del loro futuro previdenziale. Non devo certo soffermarmi sulle evidenze di come una posizione lavorativa precaria oggi significhi una pensione misera in vecchiaia!

Per cui, riprendendo il discorso: ci può essere un ruolo del Terzo settore? Sì, certo, ci può essere e sicuramente può essere ulteriormente sviluppato ciò che già esiste. Ma soprattutto va profondamente implementato un sistema complessivo che tenga conto dell’assistenza nella sua globalità.

Basti pensare ai servizi di assistenza domiciliare integrata, ai servizi delle cure palliative per capire l’importanza del no profit. Proprio in questi giorni al tavolo permanente regionale dell’invecchiamento attivo si sta discutendo di affiancare all’assegno di cura per il non autosufficiente, interventi di sollievo per il caregiver familiare.

Il ruolo cruciale del Terzo Settore

Si dovrà intervenire con strumenti in grado di fornire assistenza sostitutiva per consentire ai familiari che svolgono attività di cura di poter avere periodi di riposo attualmente non contemplati! E il terzo settore sicuramente potrà fare tantissimo e avere un ruolo centrale. È, dunque, proprio dall’assistenza territoriale che deve svilupparsi il rinnovamento dell’integrazione con le strutture ospedaliere e di una cultura di prevenzione che ne esalti la specializzazione. E tutto può avvenire solo attraverso un coinvolgimento diretto di tutti i soggetti che concorrono al percorso di salute pubblica. In primis le associazioni e il Terzo settore. La pandemia ci ha dato una opportunità, quella di ripensarci come nazione e di fermarci a riflettere sugli errori commessi in passato e sulle criticità oggi ancora presenti nei diversi sistemi. Sta a tutti noi cogliere la sfida ed evitare il fallimento.

Potenziare l’integrazione

Penso che l’integrazione vada potenziata nei prossimi anni grazie al ricorso agli strumenti della coprogrammazione e coprogettazione, previste da Codice del Terzo Settore, per regolare i rapporti tra pubblica ammini-strazione e Terzo Settore nell’erogazione di servizi di interesse generale.

Per questo credo vada studiato un modello tra il pubblico ed il settore non profit in grado di disegnare connotati di collaborazione, di equilibrio, sostenibilità e supporto economico e garantire non solo qualità ma anche omogeneità di interventi sul territorio regionale, amplificando il domicilio e la territorialità anche in una fase di “pace pandemica”, nella quale pare proprio oggi, finalmente, ci troviamo.