Uil Pensionati Basilicata: “Quattromila anziani male assistiti e operatori mal pagati. Se non fosse per la tenacia e la caparbietà dei gestori delle novantadue strutture socio-assistenziali sarebbe questa la realtà, innescata dalle inettitudini della Regione. La lettera dei parenti di una delle più grandi Case di riposo per anziani di Potenza, costretta ad aumentare la retta per gli ospiti, torna ad accendere i riflettori su quello che si è rivelato essere, in cinque anni di amministrazione Bardi, un atteggiamento costante di totale disinteresse nei confronti di fragili e anziani”.
Lo dice Carmine Vaccaro, segretario regionale della Uil Pensionati Basilicata alla luce della situazione di stallo che dal 2020 si registra sul fronte della contribuzione e del sostegno che l’attuale esecutivo regionale, ha deciso di togliere alle strutture socio-assistenziali, abrogando la legge 8 del 2018. “Il lavoro e la pazienza delle cooperative e delle società in questi 4 anni è stato prezioso. In alcuni casi purtroppo, ci sono state delle mancanze gravi, ma su questo è compito della magistratura esprimersi. Io penso però, che se si è arrivati a dover aumentare le rette, è anche responsabilità di chi ha governato questa regione in un momento di grave recessione economica, post-covid, con la crisi energetica e i rincari dei prezzi”. “Non credo che il bonus gas sia stato erogato anche a questi imprenditori della salute – prosegue Vaccaro – e invece ce n’era davvero bisogno, non come hanno invece fatto iniquamente, distribuendolo a tutti, benestanti e non”.
“Dalle Case di Riposo, dalle Rass e dalle Ras 1 – dice il segretario della Uil Pensionati Basilicata – arriva un grido d’allarme che non è di oggi. Con il presidente dell’Arssab Vincenzo Clemente, abbiamo ripercorso la storia di questo sfacelo. La profonda frustrazione per quanto non fatto. Gli sforzi per andare avanti di fronte ad una politica sorda. In quattro anni non è stato fatto nulla, e solo ora che ci apprestiamo all’appuntamento elettorale si iniziano a muovere i primi passi. Mi chiedo se sia questa la logica di un buon amministratore. Di un buon padre di famiglia. Piuttosto mi sembra il modus operandi di chi, avendo lavorato poco e male, tenta di riscattarsi agli occhi dei cittadini, erogando bonus a pioggia e dispensando provvedimenti tampone dell’ultimo minuto. È mancata la visione e la programmazione per questa Basilicata dal primo istante. Soprattutto in sanità e nel settore dell’assistenza.”.
Uil Pensionati Basilicata: manca il Piano sanitario regionale
“La legge 8 – va avanti il segretario – abrogata da Bardi, erogava una piccola quota alle strutture, pari al 20% dei posti letto. Che significa 18 euro al giorno ai non autosufficienti e 20 agli allettati. Si consideri che la media è sui 40 euro. Poi il centrodestra ha tagliato tutto con la legge 11 del 2020, nelle more della scrittura di un manuale di accreditamento che avrebbe autorizzato l’ente regionale ad erogare aiuti solo agli accreditati. Ancora oggi queste strutture attendono questo manuale. Esattamente come ancora oggi, manca il Piano sanitario regionale annunciato per l’esattezza un anno fa come cosa fatta. Fumo negli occhi”.
“A partire da quella legge – dichiara ancora Vaccaro – i sostegni sono stati tagliati a tutti. Ma i gestori non si sono arresi, facendo ricorso al Tar che lo scorso 12 giugno 2023 ha condannato la Regione al pagamento delle spese legali, ma soprattutto a produrre il manuale entro 180 giorni, praticamente entro dicembre scorso. Ma il manuale ancora non c’è. Piuttosto da Viale Verrastro hanno avviato, con una dgr varata il 29 dicembre, prima del cenone di Capodanno, un percorso che mira alla realizzazione del manuale, ma il manuale in sé per sé non c’è. Ancora fumo negli occhi. Adesso le cooperative hanno chiesto un commissario ad acta ma in vista delle elezioni credo che il discorso verrà ripreso da chi si troverà a governare dopo. Concludo dicendo che se mancano i fondi dall’altro lato non mancano i paletti. Quella dgr 194 del 2017 che impone alle strutture i parametri giusti per poter erogare l’assistenza alle persone non autosufficienti: 25 pazienti per 17 figure professionali. Stando a questi numeri è ovvio che le strutture per attenersi alle regole si trovino costrette a far tornare i conti, aumentando le rette. L’alternativa? Licenziare o chiudere. Torno su una frase che mi fa riflettere. Questa non è una regione per giovani, ma anche gli anziani dalle latitudini politiche di queste parti, non sono visti bene”.