Anche a Pordenone la lunga fase di lockdown ha creato, e sta creando, una serie di difficoltà alla popolazione più anziana. Gli anziani non solo sono i più colpiti dal virus ma, anche in questa fase di allentamento delle restrizioni, si trovano a dover affrontare gravi ritardi nella ripartenza dei servizi socio sanitari e assistenziali.

Spi, Fnp, Uilp Pordenone, nelle ultime settimane, hanno chiesto un incontro all’Azienda Sanitaria Territoriale per discutere di questi temi: “Un incontro- sottolineano i Sindacati dei pensionati- che, se impossibile per le modalità con tutti i sindaci della provincia, dovrà essere organizzato almeno con i cinque presidenti degli Ambiti. Anche per capire i tempi di riattivazione di tutti i servizi e quali e quante risorse economiche siano state mese a disposizione su questo fronte. La vulnerabilità non può giustificare la restrizione degli spazi di vita. Si dovrebbe lavorare per una programmazione urgente e si abbia il coraggio di sostanziare una collaborazione civica e sociale che coinvolga tutti i soggetti interessati avendo come baricentro quel 24 per cento di popolazione rappresenta da anziane e anziani che vivono su questo territorio e che devono essere considerati cittadini a pieno titolo”

Per Spi, Fnp, Uilp è necessario riorganizzare l’intero assetto socio-sanitario regionale, garantendo centralità alla medicina del territorio: “l’assistenza territoriale non può esaurirsi nell’istituzione delle Usca, le unità speciali di continuità assistenziale che seguono a domicilio i malati di Covid-19. L’assistenza sul territorio deve tenere conto delle diverse problematiche dei pazienti anziani che talvolta possono esser seguiti a casa.”

Fondamentale poi, secondo le Organizzazioni sindacali, garantire agli anziani il ritorno ad una normale vita sociale “Tra le altre vi è il problema del ritorno a una vita sociale normale per le persone anziane che deve svolgersi in assoluta sicurezza. E che dunque richiederebbe quantomeno la stessa attenzione con la quale, giustamente, si guarda ai tanti e diversi luoghi di lavoro. Forse è esagerato parlare di un “protocollo” per la sicurezza sociale degli anziani. Ma è chiaro che non si può chiedere a queste persone di rimanere rinchiuse in casa senza garantire loro il ritorno a poter usufruire dei servizi socio-assistenziali”