Decreto Sanità: così non va: “Il decreto approvato dal Consiglio dei Ministri non risolve le criticità che colpiscono il sistema sanitario nazionale, in particolare nel Mezzogiorno e quindi in Puglia, anzi per certi versi le aggrava. Si è persa una grande occasione per dare un segnale importante al Paese, l’impressione invece è che si sia pensato più che altro ai risvolti elettorali nell’imminente chiamata alle urne”.
Lo dichiarano la segretaria regionale Uil Puglia Azzurra Schirosi, la segretaria generale UilFpl Puglia Paola Bruno e la segretaria generale Uil Pensionati Puglia Tiziana Carella.
“Se qualcuno pensa di abbattere le liste d’attesa, di limare la spesa sanitaria e le liste di attesa o in generale di colmare le mancanze della sanità gravando esclusivamente sulle spalle, già fin troppo appesantite da turni al limite dell’umana sopportazione, delle lavoratrici e dei lavoratori del comparto, si sbaglia di grosso. Così come si imbocca la strada sbagliata quando ci si rivolge ai privati, proponendo di unificare nei Cup le prestazioni e alzando il volume del business drenato dal pubblico, rendendo il SSN primo cliente del mercato privato, i cui datori di lavoro non stanno rinnovando i CCNL scaduti da tempo”.
Decreto Sanità, la Uil: siamo molto delusi
“Siamo molto delusi dal provvedimento governativo – continuano le segretarie della Uil – e pertanto manteniamo le nostre proposte. Va bene la detassazione degli straordinari, ma la priorità è quella di superare il tetto di spesa del costo del personale, indice fermo da 20 anni, e di stanziare nuove e importanti risorse per favorire un piano straordinario di assunzioni che colmi il gap con altre realtà del centro-nord, rispetto alle quali la Puglia ha una carenza di almeno 10-15.000 operatori, tra medici e infermieri, nonché per rendere davvero efficace la rete di assistenza sanitaria e di welfare territoriale. Inoltre chiediamo l’attivazione di percorsi di tutela per anziani, fragili e non autosufficienti, così come del resto previsto nel Pngla (Piano Nazionale Governo Liste d’Attesa). E poi c’è la necessità di ragionare seriamente sui tanti sprechi che ancora si annidano nelle pieghe dei bilanci regionali”.
A pagare sono lavoratori e cittadini
“Intanto chi paga sono i lavoratori e le lavoratrici, sottoposti a turni massacranti ed esposti sovente a violenze verbali e fisiche nei luoghi di lavoro, e i cittadini pugliesi, in particolare le classi sociali più in difficoltà, a partire dalla popolazione anziana, che in Puglia è ormai la maggioranza.
Mentre il governo si arrovella in decreti spot, in Puglia il 7,5% delle famiglie rinuncia alle cure (tra l’altro, non solo in Puglia ma a livello nazionale la quota della rinuncia a prestazioni sanitarie cresce con l’aumentare dell’età: si registra un picco nelle persone con età compresa tra i 55 e i 59 anni, l’11,1% del totale, e resta elevata tra gli anziani over 75, il 9,8% del totale), i viaggi della speranza per curarsi fuori regione equivalgono a 131 milioni di mobilità passiva (1,84 miliardi tra il 2010 e il 2019), la spesa sanitaria pro-capite in Puglia è la quarta più bassa d’Italia (1.978 euro), a fronte di una media nazionale di 2.140 euro, una famiglia spende mediamente 1147 euro all’anno per la cura di un anziano. In Asl Bari solo il 48,59% delle visite cardiologiche sono state effettuate entro i tempi previsti per legge. Nell’Asl Bat il 20,27%, Asl Lecce 41,45%, Asl Taranto 58,4%, Asl Brindisi 63,4%, la percentuale di copertura di uno screening mammografico in Puglia è di quasi 5 punti inferiore a quella nazionale. Sono solo alcuni indicatori, ma eloquenti, che dimostrano come sul sistema sanitario, soprattutto da Roma in giù, vada fatta un’analisi ben più approfondita e occorrano misure ben più concrete e di impatto”.
Se Roma piange la Puglia non ride
Per Schirosi, Bruno e Carella se Roma piange, la Puglia non ride. “La Regione Puglia ha le sue responsabilità sullo stato allarmante della sanità e del welfare. Abbiamo messo in campo diverse iniziative, partecipatissime, sia unitariamente che come categorie, ma finora le convocazioni e le risposte tanto attese non sono arrivate. L’argomento meriterebbe ben altra attenzione dalla massima istituzione territoriale, al di là degli annunci, eppure da qualche settimana siamo ancora in attesa di conoscere il nome del prossimo assessore alla sanità, che evidentemente non è una priorità per il presidente e per la politica regionale, anch’essa impegnata alacremente in campagna elettorale”.