A seguito dell’incontro avvenuto nei giorni scorsi tra Sindacati dei pensionati e Direttore dell’ATS territoriale Marco Giupponi per discutere sulla situazione delle RSA, Spi, Fnp, Uilp Bergamo si ritengono “insoddisfatti della assoluta mancanza di risposte. La lontananza fisica dovuta all’uso di mezzi tecnologici per gestire l’incontro fa il paio con la lontananza della persona dalle nostre richieste. Mancanza di risposte non giustificata dai risultati conseguiti e alle azioni fin qui effettuate”. Dall’incontro, asseriscono i Sindacati, “è emersa la consapevolezza che l’Ats abbia agito da “palo” per la Regione nella gestione “post covid” nelle Rsa.

Durante l’incontro, il Direttore ats ha affermato che nelle operazioni di ricovero “post Covid” nelle RSA “l’ATS ha verificato che tutti i requisiti previsti fossero rispettati”, nonostante “tali ricoveri non servissero a decongestionare gli ospedali, perché a tal compito operavano gli Hotel Covid”.

Osservano i sindacalisti: “Non è nostro compito né nelle nostre possibilità indagare se questo abbia determinato, almeno in parte, la diffusione del contagio nelle RSA. Non vogliamo neanche partecipare al rimpallo di responsabilità che proprio in questi giorni sta avvenendo, partendo dal presidente della Regione Lombardia, ma come mai sono stati fatti questi ricoveri se a detta del direttore dell’ ATS non servivano a decongestionare gli ospedali? E che requisiti sono stati rispettati se da quella data il contagio ha assunto dimensioni da primato nazionale? Non abbiamo ottenuto risposta: nessun accenno ad una riapertura seppur controllata degli accessi. Cioè a consentire alla RSA di riprendere il loro ruolo socio sanitario di risposta alle esigenze del territorio. Certo in modo sicuro e controllato con tamponi per i nuovi ospiti e isolamento precauzionale almeno in fase iniziale.

Per i sindacati si delinea “una situazione di inadeguatezza e impreparazione del sistema pubblico nei confronti di questa emergenza, se si escludono la grande e spesso straordinaria volontà e la capacità del personale”. “La grande sanità lombarda è crollata con una castello di sabbia alla prima vera grande prova dopo la rivoluzione Formigoniana. Lo testimoniano lo smantellamento della medicina di territorio, l’ impoverimento delle vecchie USSL nel passaggio alle ASL e il successivo totale svuotamento nel passaggio ad ATS. Oggi questa azienda appare più come una serie di uffici periferici della Regione che come un’azienda territoriale socio-sanitaria”.