In 15 anni gli ultrasessantacinquenni della città di Bergamo sono cresciuti del 17%, superando la soglia dei 30.000. Entro il 2035 si prevedono 35.300 anziani residenti nel comune capoluogo, il 33% dell’intera cittadinanza. Proprio partendo da questa prospettiva, le sezioni cittadine dei sindacati Spi, Fnp, Uilp, hanno elaborato una serie di proposte per il progetto “Città a misura di anziano”, ultimo gradino di un percorso di ricerca e di ascolto compiuto negli ultimi tempi e primo passo di un rapporto che – confidano i sindacati – si andrà rafforzando con il Comune.
Per i sindacati è necessario intervenire “contrastando la solitudine e l’isolamento, attivando una rete di operatori di comunità e facilitatori di socializzazione. Ma serve anche favorire l’adeguamento delle abitazioni e degli edifici e promuovere la programmazione (e sperimentazione) di politiche di housing innovativo; intervenire sull’eco-sistema cittadino, tramite l’azione capillare sul tessuto urbano a garanzia di una qualità della vita che si misura con la vivibilità del territorio.
Gli anziani soli in città sono ben oltre i 10 mila. Il 22% dei residenti è rappresentato da nuclei mono-familiari, il 15% da coppie senza figli e il 18% da famiglie mono-genitoriali. Ne consegue una crescente richiesta di aiuti da parte degli anziani, con la necessità di prestazioni assistenziali collegate ad una fragilità funzionale e all’indebolimento della tradizionale rete di solidarietà.
Secondo una ricerca condotta dei sindacati cittadini, la fascia di popolazione anziana si distribuisce in modo indifferenziato in tutti i quartieri. L’elemento positivo dell’allungamento dell’aspettativa di vita deve però fare i conti con la realtà del crescente bisogno di assistenza, che difficilmente si concilia con le strutture familiari moderne, soprattutto se composte da un solo genitore, o da entrambi i coniugi lavoratori.

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