Anche se leggermente superiore alla media del Sud, la spesa sociale in Basilicata rimane molto inferiore rispetto al resto dell’Italia: 64 euro pro-capite (media Sud 58 euro) contro valori che superano i 115 euro annui in tutte le altre ripartizioni, toccando il massimo nel Nord-est con 172 euro con situazioni decisamente migliori in Trentino (423 euro pro-capite), Friuli (286 euro) e Sardegna (229 euro). Per la Uilp Basilicata è la prima indicazione del Report diffuso dall’Istat nei giorni scorsi che si riferisce al 2017. In dettaglio- riferisce la Uil Pensionati – la spesa sociale in Basilicata ammonta a 36,6 milioni di euro a cui aggiungere la quota pagata dagli utenti -2 milioni (pari al 5,1%) – e quella del Servizio Sanitario Regionale – 780 mila euro, 2% –
Nel dettaglio delle aree di utenza interessate famiglia e minori assorbono gli interventi di spesa maggiori (12,3 milioni, pari al 3,8%); a seguire disabili (10,6 milioni, 29%), anziani (6 milioni, 16,4%), immigrati (3,9 milioni , 10,8%). Le altre aree: povertà disagio con 2,1 milioni (5,7%), “multiutenza” con 1,2 milioni (3,4%), dipendenze 339 mila euro (0,9%).
Si rileva – commenta la Uilp – una attenzione crescente dei Comuni verso i bisogni delle persone con disabilità testimoniata anche dall’evoluzione delle forme assistenziali e dei sevizi, sempre più orientati a favorire l’autonomia personale e l’inclusione sociale degli utenti presi in carico, l’istruzione e l’inserimento lavorativo. L’uso delle risorse ha consentito di sviluppare, accanto ai tradizionali strumenti di sostegno ai disabili e alle loro famiglie, quali i centri diurni e le strutture residenziali, un arricchimento della rete territoriale e la diffusione di servizi strategici per garantire alle persone con disabilità i diritti fondamentali, quali l’istruzione e l’inserimento nel mondo del lavoro. Dal 2003 al 2017, la spesa per l’assistenza domiciliare ai disabili è aumentata del 137%, quella per gli interventi educativo-assistenziali e per l’inserimento lavorativo del 117%. All’interno di questo aggregato vi sono il sostegno socio-educativo scolastico, con cui i Comuni garantiscono la presenza nelle strutture scolastiche di figure di supporto ai bambini e ai ragazzi disabili, il sostegno socio-educativo domiciliare o presso strutture territoriali e il sostegno all’inserimento lavorativo. Lo sviluppo di questi servizi, però, non è stato uniforme sul territorio nazionale. Ad esempio, nel 2017, il 76% dei Comuni del Nord-est offre il sostegno socio educativo scolastico per i bambini e i ragazzi disabili nelle scuole, nelle Isole soltanto il 40% dei Comuni ha attivato questo tipo di assistenza. Aumenta inoltre la spesa sociale rivolta agli anziani che rappresenta il 17,9% del totale e raggiunge la quota più alta nel Nordest (23%). Dopo una fase di decremento iniziato nel 2011, le risorse destinate agli anziani nel 2017 sono cresciute in un anno del 4,7%. In termini di spesa pro capite si è passati da 92 euro nel 2016 a 95 euro annui, con un aumento più consistente nelle regioni del Centro e del Nord-est, molto contenuto a Sud e una diminuzione nelle Isole e nel Nord-ovest. Le principali voci di spesa per l’area anziani riguardano le strutture residenziali, comunali o private convenzionate, che assorbono circa il 41% delle risorse. Risiede nelle strutture comunali o finanziate dai Comuni l’1,4% degli anziani residenti (+0,8% rispetto al 2016). La seconda voce di spesa per i servizi sociali offerti agli anziani dai Comuni è l’assistenza domiciliare (35,6%) che ha come tipologia prevalente quella socio-assistenziale, e consiste nella cura e igiene della persona e nel supporto nella gestione dell’abitazione.
Lo Stato Sociale è da tempo in crisi -sottolinea il segretario regionale della Uil Pensionati Carmine Vaccaro – e la necessità di una sua riforma è invocata spesso e quasi universalmente. La cosa ha molta rilevanza perché il welfare è organizzato a beneficio soprattutto degli anziani di cui in questi giorni le famiglie con il problema delle scuole chiuse riscoprono la “risorsa”. Chi in famiglia può contare sui nonni “trova un tesoro” anche se poi ci si dimentica di quali sono le esigenze della popolazione anziana che, sempre in questa fase di emergenza sanitaria, ha bisogno di maggiori servizi e tutele alla salute. E quanto al Coronavirus – continua – siamo preoccupati per le persone anziane alle quali va demandata la massima attenzione in quanto sono quelle che possono subire le peggiori conseguenze, in modo particolare coloro che hanno gravi patologie.È offensivo lasciare intendere che non bisogna essere pessimisti perché il Coronavirus colpisce solo gli anziani e le persone più fragili che vanno protette, noi difenderemo con forza queste persone. Ci fidiamo dei medici e del nostro sistema sanitario nazionale e siamo certi che il nostro paese ce la farà. Pretendiamo solo un po’ più di rispetto per i nostri anziani. Come sindacati dei pensionati siamo un punto di riferimento a cui ci si può rivolgere per qualsiasi tipo di aiuto, seguiremo con attenzione quello che sta succedendo, consapevoli di rappresentare la parte più esposta e a rischio della popolazione”.