Autonomia differenziata: “È evidente fin dal termine attribuitole, la portata negativa della riforma della cosiddetta Autonomia differenziata. Differenziare, diversificare, ciascuno per conto suo. Disunire quello i patrioti risorgimentali hanno faticato a mettere insieme. Partendo da quelle materie che la legislazione consente di affidare alla gestione delle Regioni. E in questo caso i territori ricchi saranno ancora più ricchi, quelli poveri sempre più poveri. Un disegno di legge che avvantaggia il Nord rispetto al Sud. Ma nonostante questo c’è chi votando sì in Senato, sì nella Conferenza Stato-Regioni, decide e sta decidendo per conto dei lucani, e non per gli interessi del nostro territorio ma per quelli di partito. Anche il silenzio assenso di tanti sindaci e amministratori locali rispetto ad un disegno di un ministro leghista che se avesse potuto avrebbe spaccato in due l’Italia già da tempo, dovrebbe farci riflettere. Il prossimo passo sarà il Premierato per controbilanciare gli interessi tra Lega e Fratelli d’Italia”. Lo dichiara il segretario della Uil Pensionati di Basilicata Carmine Vaccaro in riferimento al ddl Calderoli, che dopo il passaggio al Senato tornerà alla Camera si presume prima del voto delle Europee.
“Questa svolta autonomista che ci riporta alla memoria le ambizioni secessioniste della Lega di Bossi – evidenzia Vaccaro – lascia immaginare tempi turbolenti e nuove conflittualità sociali. Diseguaglianze nei diritti erogati ai cittadini, soprattutto per le persone più anziane, i fragili e i meno abbienti. Chi potrà permettersi viaggi e pernottamenti fuori casa per concedersi cure e servizi sanitari che invece lo Stato dovrebbe garantire allo stesso livello in tutte le Regioni, continuerà a curarsi. Chi invece non avrà le risorse o le disponibilità per spostarsi sarà condannato ad una sanità di serie B. Tra le ventitré materie su cui è possibile chiedere l’autonomia – va avanti Vaccaro – è annoverata, in primo luogo, proprio la tutela della salute. Una ulteriore spinta al differenziamento dei sistemi di assistenza tra Regioni forti e deboli. Il corredo si amplia con istruzione, sport, ambiente, trasporti, cultura e commercio estero. Siamo di fronte ad un modello anti-repubblicano, che mina alle fondamenta del nostro ordinamento basato su un progetto di unità e di uguaglianza di diritti e doveri per tutti i cittadini, siano essi residenti in Sicilia o in Piemonte. E invece si sta tentando di smembrarla questa Italia, con un disegno che ci riporta metaforicamente all’epoca preunitaria: signorie, granducati, marchesati al Centro-Nord, al Sud povertà e latifondismo”.
Autonomia differenziata: rischio per le Regioni più povere
“Non a caso si tratta di una riforma fortemente auspicata da Regioni come Veneto e Lombardia, più ricche e di tradizione politica filo-leghista”, sottolinea il segretario della Uilp Basilicata. “Il pericolo concreto che si corre è quello di trasferire un numero consistente di funzioni alle Regioni che chiederanno di differenziarsi alimentando la crescita del bilancio regionale ed un impoverimento di quello statale, col rischio di non riuscire a conservare i livelli essenziali delle prestazioni presso le Regioni non differenziate. Le Regioni più povere, con bassi livelli di tributi erariali non avranno occasione per acquisire le cosiddette funzioni aggiuntive”.
“Se proprio si deve andare in questa direzione – continua il segretario – per assicurare una modalità attuativa equilibrata, occorre che le condizioni di partenza siano uguali per tutte le Regioni. Diversamente potrebbe innescarsi un meccanismo perverso, divaricante, con la facoltà per quelle più ricche di trattenere parti crescenti dei tributi nazionali, a partire dall’Iva. Per questo si verrebbero a creare nuove competenze differenziate, come il trattamento del personale nei settori trasferiti, inclusa la possibilità di fare contratti integrativi per la sanità e per la scuola, approfondendo i divari nelle condizioni di lavoro e la fuga da Sud a Nord di medici e infermieri. Con ulteriori differenze nei servizi, penalizzando i territori e le comunità più povere. E se nell’ultimo monitoraggio della fondazione Gimbe il saldo migratorio allo stato attuale pesa negativamente sulle casse della Regione Basilicata per 84 milioni di euro, figurarsi con le condizioni paventate. Praticamente Bardi e i nostri parlamentari di centrodestra non hanno fatto altro che (per dirla come si dice dalle nostre parti) gettarsi la zappa sui piedi incensando l’autonomia differenziata. In barba al destino dei nostri giovani, dei nostri anziani e di tutti quei cittadini che intendono vivere la Basilicata in maniera dignitosa e con gli stessi diritti che altrove. Senza privilegi e senza diseguaglianze. Per discutere di argomenti così complessi sarebbe stato utile un momento più alto di discussione, che evidentemente non c’è stato. Con un grande movimento di cittadinanza, un protagonismo dal basso. Come sempre come sindacato della Uil e della UilP abbiamo chiesto e continueremo a chiedere. Confronto e condivisione per una vera e diversa riforma delle autonomie locali. Al servizio della gente”, conclude Vaccaro.