Anziani soli: associazioni, sindacati, cooperative e istituzioni. Tutti insieme per parlare del tema degli anziani soli e delle loro difficoltà. Di questo si è parlato al convegno organizzato dalla Uil Pensionati dell’Umbria e dall’associazione Ada Umbra, svoltosi venerdì 12 aprile al Park Hotel di Ponte San Giovanni. Tra i saluti istituzionali quello della segretaria della Uilp Umbria, Elisa Leonardi, che ha segnalato la grande attività della Uilp soprattutto contro la solitudine e l’abbandono.

Il presidente di Ada Umbria, Luciano Taborchi, è entrato nel vivo ricordando gli ultimi drammi di anziani morti da soli, a Spoleto, Todi, Terni. Che il tema sia di grande attualità lo testimoniano i dati L’Umbria è la terza regione italiana con più anziani in un panorama in cui oltre un quinto della popolazione italiana è con più di 65 anni e nel 2030 gli over 65 saranno il 24 per cento. Secondo la Commissione europea, in Europa almeno il 10 per cento degli anziani vive in condizioni di isolamento ed emarginazione sociale. In Umbria poi, almeno il 50 per cento presenta almeno una patologia grave. E gli anziani soli sono, in prevalenza, anche anziani poveri, con pensioni basse.

Evidenziato quindi come uno dei temi prevalenti sia anche l’isolamento sociale e la povertà culturale delle persone anziane. È in crisi il sistema di relazioni sociali e di solidarietà diffusa dell’Umbria. Anche nelle piccole comunità si è persone quel sistema di mutuo aiuto, di relazioni di luoghi di incontro dove comunicare esigenze e bisogni. L’isolamento sociale è inoltre una causa di rischio multifattoriale che impatta su salute fisica e mentale, su qualità della vita e su costi sociali. A fronte di questo quadro, gli anziani soli possono far conto sulle iniziative socio culturali dei centri diurni, dei corsi di attività fisica o delle Università della terza età. Esistono forme di assistenza domiciliare, indiretta e altro previsto nel Prina regionale. Per il futuro è stata ribadita l’importanza della piattaforma di Spi, Fnp, Uilp per gli anziani.

Anziani soli: puntare sulle ‘Reti di prossimità’

Per il futuro, è necessario puntare sulle ‘Reti di prossimità’, riattivare la Comunità solidale, ricreare coesione sociale come condizione da cui partire per costruire benessere nel territorio. Superare le frammentazioni e puntare sulla rete per offrire servizi mirati alle esigenze degli anziani. Della rete dovranno far parte: enti pubblici, soggetti privati, forze sociali, terzo settore. Tutti insieme nel collaborare per rispondere alle numerose esigenze e per ricostruire i servizi in senso comunitario. Questa rete, come evidenziato anche dall’arcivescovo don Ivan Maffeis, dovrà avere dei ‘sensori’, delle antenne come familiari, parenti, vicinato, responsabili di condominio, medico di famiglia, assistente sociale, vigile di quartiere, parrocchia, Caritas, responsabili dei centri socio-culturali, commercianti, artigiani, ecc.), in grado di individuare e segnalare le condizioni di isolamento, emarginazione sociale, povertà culturale. D’altronde la rete si fonda su integrazione tra i vari servizi, le offerte, le iniziative sociali, culturali, assistenziali. Spesso non mancano tanto i servizi o le iniziative, cioè le potenzialità, ma la comunicazione, il raccordo e l’integrazione tra i diversi attori. Attraverso il lavoro sinergico tra gli attori della rete, operatori dei servizi, comunità solidale e società civile si può contrastare efficacemente l’isolamento sociale degli anziani.. A concludere i lavori il Segretario organizzativo Uilp Pasquale Lucia e il presidente nazionale di Ada, Antonio Derinaldis