Non Autosufficienza la riforma tradita: si è tenuto ieri 7 maggio, presso la sala degli Atti Parlamentari Biblioteca del Senato, il ‘Convegno Non Autosufficienza, la riforma tradita’.
Al Convegno, organizzato su iniziativa di di Sandra Zampa e Susanna Camusso, per la Uilp è intervenuta la Segretaria nazionale Uilp Francesca Salvatore.
Non Autosufficienza la riforma tradita: l’intervento di Salvatore.
Ringrazio sentitamente gli organizzatori e le organizzatrici di questa iniziativa. Il mio non vuole essere un ringraziamento formale ma sostanziale, perché nel nostro Paese c’è bisogno di parlare e discutere di non autosufficienza. Siamo tra i paesi più longevi al mondo e fino a qualche tempo fa non avevamo una legge organica sulla non autosufficienza, nonostante 20 e più anni, di battaglie sindacali fianco a fianco con le organizzazioni del terzo settore. Ricordo insieme a Nerina, Stefano, Emilio, le tante iniziative fatte congiuntamente perché fosse affrontato nel PNRR il tema della non autosufficienza per ottenere una legge di civiltà. Alla fine, ci siamo riusciti ma cosa ne viene fuori? Parafrasando il titolo dell’iniziativa di oggi, “SI”, è sicuramente una riforma tradita. È una riforma TRADITA per le cose dette molto bene e puntualmente da chi mi ha preceduta. Un Decreto legislativo il 29 che in molte parti non è conforme allo spirito della Legge delega 33. Legge, che ricordo essere figlia del Governo Draghi e che conteneva e contiene molti principi della Commissione presieduta dal Livia Turco.
Un testo preceduto dall’individuazione in Legge di Bilancio del 2022 dei Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali (LEPS), a partire dalla domiciliarità, alle forme di sollievo, dalle nuove forme di abitare solidale alla formazione degli operatori. Un percorso coerente anche con il varo del secondo Piano Nazionale per la non autosufficienza. Una Legge approvata in entrambi i passaggi parlamentari senza voti contrari ma con l’astensione delle forze di opposizione. Definito “bipartisan” seppur da quanto ci hanno spiegato le Senatrici intervenute così non è.
Al contrario del Decreto 29, un decreto “OMNIBUS” una sorta di legge quadro per le persone anziane. Testo quest’ultimo che non ha tenuto in debita considerazione né le “Raccomandazioni” delle Commissioni parlamentari né tantomeno del parere della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. Un Decreto fatto ad invarianza di risorse stornate da altri fondi. Le uniche risorse aggiuntive rispetto a quelle già previste sono derivanti dai fondi strutturali europei, risorse tra l’altro destinate a ridurre i divari territoriali e sociali. E noi sappiamo bene come il tema risorse sia fondamentale. A Roma di dice che non si possono fare le “nozze con i fichi secchi”. Tra un mese esatto andremo a votare per il rinnovo delle istituzioni europee. Ecco noi dovremmo prendere esempio dall’Europa sulla strategia delle cure di lungo periodo.
In media la spesa pubblica per l’assistenza a lungo termine ha raggiunto l’1,7% del PIL dell’UE, mentre nel nostro Paese per l’invalidità civile, non autosufficienza, disabilità, indennità di accompagnamento spendiamo solo l’1,2% del PIL. E da questo punto di vista occorre investire meglio e molto di più, con risorse a carico della fiscalità generale sull’assistenza di lungo periodo. Dobbiamo puntare a rafforzare il welfare di prossimità. Bisogna fare tesoro della crisi pandemica, che ci ha insegnato l’importanza fondamentale dei servizi sociosanitari di prossimità, la medicina del territorio, il loro valore.
Purtroppo, però, dobbiamo registrare un altro tradimento: con la rimodulazione del PNRR tagliamo del 30% i posti sia nelle Case di comunità che negli Ospedali di comunità che sono le gambe fondamentali del progetto “casa come primo luogo di cura”. E quel che è peggio è che sulla riforma prevista dal Decreto 77 è calata una coltre si silenzio, una sorta di cortina di ferro. Alla faccia della trasparenza. Ma la riforma della non Autosufficienza è anche una riforma “RINVIATA”, come l’abbiamo definita unitariamente a SPI e FNP. Assistiamo, infatti, per la sua attuazione, ad un rinvio ad ulteriori 17 decreti interministeriali. Una sorta di “DELEGA NELLA DELEGA” bypassando il Parlamento.
Ma con questo Governo siamo abituati a messaggi ambigui di accentramento e decentramento. Da una parte il Premierato e dall’altra l’autonomia differenziata.
Riforma quest’ultima che avrà riflessi diretti ed indiretti sull’attuazione della legge sulla non autosufficienza. Anzi è la convitata di pietra. Ma insieme a Tradita e Rinviata, io ne aggiungerei un altro aggettivo: NEGATA. Negata perché è intollerabile negare l’accesso ai servizi per la non autosufficienza alle persone con meno di 70 anni di età. “A pensar male di fa peccato” diceva tempo fa un Senatore a vita. Ecco non vorrei che questo Governo si fosse portato avanti e invece che abolire la Fornero abbia intenzione di allungare ulteriormente l’età della pensione. Altrimenti è difficile da spiegare e da comprendere una tale decisione. Ed è Negata perché è incomprensibile riservare a sole 25mila persone la sperimentazione della Prestazione Universale prevedendo le sole persone over 80 e con reddito ISEE di 6 mila euro. Spulciando i dati del Bilancio INPS per ciò che riguarda l’indennità di accompagnamento essa viene percepita da oltre 2,2 milioni di persone invalide, per cui le 25 mila persone stimate che avrebbero diritto alla prestazione universale sono “una goccia nel mare”. E anche volendo restare alle sole persone over 80 i beneficiari dell’indennità di accompagnamento sono oltre 1,1 milione di persone.
Quindi una prestazione che chiamiamo “UNIVERSALE”, siccome viene negata ai più, tanto universale non è. In più con il recente decreto PNRR è prevista una decontribuzione per la messa in regola o l’assunzione dei collaboratori domestici, rivolta solo alle persone over 80 beneficiarie della prestazione universale. Anche qui: si parte da un principio condivisibile anche per contrastare il lavoro sommerso che si nasconde dietro il lavoro domestico, ma come al solto per mancanza di risorse possiamo dire che “la montagna ha partorito il topolino”.
E poi con questa riforma neghiamo ancora una volta il valore dell’integrazione sociosanitari. A distanza di 24 anni dalle Legge 328/2000 dobbiamo porci una domanda su come mai l’integrazione sociosanitaria resti una chimera. E il Decreto 29 “NEGA”, ancora una volta, il tema dell’integrazione e della domiciliarità. Non si costruisce un vero sistema di domiciliarità innovativa e integrata e non si supera la sperequazione tra sociale e sanitario. Noi lo avevamo fatto presente al Governo e al Parlamento in occasione delle audizioni sul Decreto legislativo: il tema dell’integrazione lo risolviamo se investiamo risorse strumentali ed umane nei distretti sociali al pari dei distretti sanitari. Quindi, al di là della buona volontà di qualche assistente sociale, senza questi investimenti non avremo mai un “sistema sociale” e quindi la vera integrazione. Integrazione che rimarrà Negata al pari con la riforma del sistema residenziale.
Come temevamo purtroppo gli interessi intorno alle strutture residenziali sono troppi per pensare che essi possano essere anche solo minimamente scalfiti. L’intero sistema va riformato e va prestata attenzione al sistema tariffario scongiurando aumenti di rette ingiustificati, altrimenti il risultato anche qui sarà di Negare diritti e tutele. Queste cose unitariamente SPI, FNP, UILP le abbiamo segnalate al Governo, al Parlamento, alle Regioni e all’Anci.
Noi siamo pronti a collaborare per la stesura dei decreti interministeriali attuativi della riforma.Vedremo nelle prossime settimane come evolverà il contesto. Certo che se il Governo, in sede di predisposizione della prossima Legge di Bilancio, si dimenticasse ancora una volta della non autosufficienza allora sarebbe una dimenticanza gravissima. Chiudo con un inciso introducendo un quarto aggettivo: APPLICABILITÀ. Perché sarà importante mettere mano alle criticità che la riforma presenta, ma sarà altrettanto importante applicare nei territori questa riforma. E perché noi siamo in grado di scrivere buone Leggi come la 328 e poi ci “distraiamo” nell’applicarle. Sono queste le sfide che ci attendono per il futuro.
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