La Repubblica è donna: “Dobbiamo ricordarlo sempre: la Repubblica è donna, perché le donne con il loro voto sono state determinanti nella scelta tra Repubblica e Monarchia. Sempre le donne sono state fondamentali nella stesura della nostra Costituzione. “

Così Carmelo Barbagallo, Segretario generale Uil Pensionati, oggi 2 Giugno, Festa della Repubblica.

Cosa è stato dato in cambio alle donne? Un paese iniquo nei loro confronti e un mondo del lavoro in cui sono discriminate. Le retribuzioni delle donne sono più basse e di conseguenza sono più basse anche le pensioni.

Questa è una Repubblica nata grazie alle donne ma irriconoscente nei loro confronti. Questo non è un Paese per le donne. Per le donne giovani che non riescono a entrare nel mondo del lavoro e per le donne anziane e pensionate, che non arrivano a fine mese e che vivono più a lungo degli uomini ma in peggiore salute.

Tutto questo è diventato insostenibile. Bisogna cambiare. Un impegno concreto deve essere questo. La redistribuzione del lavoro di cura e la riduzione della discriminazione sul mercato del lavoro possono ridurre questo divario e mitigare il rischio di povertà nella vecchiaia.

Le pari opportunità non si predicano, si praticano.”

Le Pari Opportunità nella Costituzione:

  • Articolo 37: “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione”.
  • Articolo 51 (il secondo periodo è stato aggiunto con legge costituzionale n. 1 del 30 maggio 2003): “Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”.
  • Articolo 117 (testo introdotto dalla legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001): “Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive”.