Con l’approvazione del Consiglio dei Ministri del 19 gennaio 2023, è approdato in Senato – X Commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale – il Disegno di Legge recante “Deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane” per l’avvio parlamentare della riforma e dare attuazione all’obiettivo del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) relativo alla Missione 5, Componente 2, Riforma 2, inerente alle politiche in favore delle persone anziane non autosufficienti, nonché a quello relativo alla Missione 6, relativi alla realizzazione delle Case della comunità, alla presa in carico della persona, al potenziamento dei servizi domiciliari e della telemedicina, e al rafforzamento dell’assistenza sanitaria intermedia e delle sue strutture quali gli Ospedali di comunità. Il DDL è solo il primo passo della riforma spetterà ai successivi decreti legislativi attuativi, da approvare entro il 31 gennaio 2024, riformulare il nuovo sistema nazionale per la popolazione anziana con la ricomposizione dei Fondi per erogare l’assistenza integrata domiciliare e una prestazione universale con l’importo graduato al bisogno. A parte il titolo, il DDL non stravolge il testo precedentemente predisposto dal precedente governo e deliberato dal CdM il 10 ottobre 2022, che recava “Norme per la promozione della dignità delle persone anziane e per la presa in carico delle persone non autosufficienti” e che a causa della crisi non ha completato l’iter legislativo. La cornice della riforma predisposta dopo un lungo confronto anche con le Organizzazioni sindacali, recepiva molte proposte della UIL e della UILP, per garantire i diritti fondamentali ad oltre 14 milioni di persone anziane e portare a termine un sistema organico per l’assistenza sociosanitaria integrata agli anziani con al centro la persona. Il nuovo testo si muove quindi, sugli stessi principi, non interviene in maniera sostanziale sul pilastro principale sul quale si fondava il precedente DDL: una Assistenza Domiciliare riformata per l’assistenza e la cura che evitasse l’istituzionalizzazione delle persone anziane, attraverso l’erogazione di servizi integrati sanitari e sociosanitari adeguati ai bisogni di ogni singola persona e contribuire agli oneri gravanti sulle loro famiglie con emolumenti da rafforzare e riformare.
Dalla relazione tecnica emerge che la popolazione di 65 anni e più oggi rappresenta il 23,5% del totale, quella fino a 14 anni di età il 12,9%, quella nella fascia 15-64 anni il 63,6% mentre l’età media si è avvicinata al traguardo dei 46 anni. Nel 2021 la quota di persone sole di 65 anni e più rappresenta la metà di chi vive da solo, nel 2041 si stima che raggiungerà il 60%. In termini assoluti, le persone sole arriverebbero a 10,2 milioni (+20%), di cui 6,1 milioni di 65 anni e più (+44%) e entro il 2050 le persone di 65 anni e più potrebbero rappresentare il 34,9% del totale, molti dei quali soli, che potrebbe comportare un futuro aumento dei fabbisogni di assistenza ed avere un forte impatto sulle politiche di protezione sociale. Ma vediamo nel merito gli elementi rilevanti introdotte nel DDL e all’esame della Commissione: • Il riconoscimento del diritto delle persone anziane alla somministrazione di cure palliative domiciliari e presso hospice • La promozione di programmi e percorsi volti a favorire il turismo del benessere e il turismo lento • Viene definita una specifica governance nazionale delle politiche in favore della popolazione anziana, con il compito di coordinare gli interventi; • la promozione di nuove forme di coabitazione solidale per le persone anziane e di coabitazione intergenerazionale, anche nell’ambito di case-famiglia e condomini solidali, aperti ai familiari, ai volontari e ai prestatori di servizi sanitari, sociali e sociosanitari integrativi; • la promozione d’interventi per la prevenzione della fragilità delle persone anziane; • l’integrazione degli istituti dell’assistenza domiciliare integrata (ADI) e del servizio di assistenza domiciliare (SAD); • la previsione d’interventi a favore dei caregiver familiari. Alcuni aspetti del DDL sono stati sicuramente migliorati e tra i provvedimenti riteniamo condivisibile l’istituzione del Comitato Interministeriale per le politiche in favore della popolazione anziana (CIPA), che prevede la consultazione delle parti sociali, così come è condivisibile l’introduzione in via sperimentale dell’assegno universale. Condivisibili anche gli interventi che riguardano l’invecchiamento attivo, anche se l’invecchiamento attivo e in buona salute riguarda tutta la popolazione. Rimane a nostro parere il grande problema del finanziamento. I fondi già esistenti a cui fa riferimento il testo all’articolo 8, sono assolutamente insufficienti per garantire le prestazioni sanitarie e sociosanitarie e non aver previsto nella LdB 197/2022 risorse aggiuntive per gli interventi riguardanti i Leps rappresenta una seria criticità sull’applicabilità di questa riforma. Situazione che rischia di essere aggravata con l’approvazione del DDL sull’autonomia differenziata che prevede il passaggio dalla spesa storica ai costi standard ed il finanziamento del LEP a legislazione finanziaria invariata. Ciò significa che si corre il rischio di non erogare servizi essenziali uniformi su tutto il territorio e di aggravare la disomogeneità delle prestazioni già pesantemente compromessa non solo tra Nord e Sud del Paese, ma anche tra aree urbane ed aree interne.
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