Convegno “Riforma e vertenza previdenziale: che fare?” – Bari 18 febbraio 2016
Sintesi intervento di Romano Bellissima, Segretario generale Uil Pensionati
Questo Governo continua a operare scelte sbagliate che penalizzano i pensionati, i lavoratori dipendenti, il ceto medio e fanno crescere le disuguaglianze. Si prosegue sulle linee di politica economica già tracciate dal precedente Governo Monti, tese a trasferire gran parte del debito pubblico italiano dallo Stato alle famiglie.
Governo e Parlamento hanno continuato a fare cassa sulle pensioni e a penalizzare i pensionati e le persone anziane.
L’intenzione di rivedere i criteri per l’attribuzione delle pensioni di reversibilità rappresenta l’ultimo attacco al sistema previdenziale italiano. Siamo molto preoccupati. Non si può finanziare il contrasto alla povertà, misura che consideriamo necessaria ma che è una misura assistenziale e va finanziata con la fiscalità generale, prendendo le risorse dalle pensioni di reversibilità, che sono prestazioni previdenziali, pagate con i contributi dei lavoratori e dei datori di lavoro.
Come Segreterie unitarie di Spi, Fnp, Uilp, insieme alle Segreterie confederali di Cgil, Cisl, Uil, abbiamo già chiesto un incontro al Presidente della Commissione lavoro della Camera dei deputati Cesare Damiano. Siamo pronti a reagire e a mettere in campo iniziative di mobilitazione per contrastare questa ennesima misura punitiva nei confronti delle pensionate e dei pensionati.
Il Governo Renzi invece di colpire l’evasione fiscale e contributiva, che costa al nostro Paese circa 130 miliardi di euro l’anno, gli sprechi e i privilegi, manifesta l’intenzione di continuare a colpire i più deboli, in questo caso vedovi e soprattutto vedove, che hanno già pensioni mediamente più basse di quelle degli uomini, persone incolpevoli e spesso molto anziane.
I contenuti del disegno di legge delega di contrasto alla povertà confermano che è quanto mai necessario e urgente separare chiaramente la spesa assistenziale e la spesa previdenziale. Questa è da sempre una richiesta della Uilp e della Uil. L’assistenza deve essere finanziata dalla fiscalità generale e non con i soldi dei pensionati, facendo ancora una volta cassa con il sistema previdenziale. Nel recente protocollo firmato unitariamente da Spi, Fnp, Uilp con l’Inps siamo riusciti a inserire che sarà costituito un tavolo tecnico per verificare l’incidenza della spesa assistenziale sulle pensioni. È un piccolo passo, che deve però essere sostanziato dai fatti e non smentito dai fatti, come sta accadendo ora.
Come Uilp e come Uil siamo convinti che si debba restituire potere d’acquisto ai lavoratori e ai pensionati. Una loro maggiore capacità di spesa potrebbe avere anche effetti positivi sul rilancio dei consumi interni, fondamentali per una vera ripresa economica e occupazionale. Noi abbiamo delle proposte. Il Governo ci ascolti.
Si deve ridurre la pressione fiscale sui pensionati, che non hanno ricevuto il bonus degli 80 euro e che continuano ad essere tra i più tassati d’Europa (su di loro grava mediamente un’aliquota che è quasi doppia rispetto a quella della media Ocse).
Bisogna introdurre un meccanismo più equo di rivalutazione di tutte le pensioni, che negli ultimi venti anni hanno visto ridurre significativamente il proprio potere d’acquisto. Le attuali modalità di rivalutazione delle pensioni non sono adeguate e il problema si aggraverebbe ulteriormente se l’inflazione tornasse a crescere.
Bisogna affrontare il problema dei milioni di anziani che ancora oggi hanno pensioni insufficienti. Oltre il 40% dei pensionati ha pensioni di importo inferiore ai mille euro mensili lordi. La condizione di povertà è particolarmente pesante per le persone anziane che vivono sole (si tratta in maggioranza di donne molto anziane) e di questa vera emergenza non si tiene sufficientemente conto nelle politiche fiscali e sociali. Al contrario, si ragiona su come rivedere le pensioni di reversibilità che sono percepite per la grandissima maggioranza da donne.
Molti anziani stanno riducendo la prevenzione, la diagnosi precoce e le cure, a causa di ticket sempre più elevati, delle liste di attesa e del peggioramento dell’offerta di servizi sociali e sanitari in molte Regioni. Questo avrà inevitabilmente conseguenze sulla loro qualità di vita, sulla morbilità e sulla mortalità.
L’Italia è un Paese che costringe all’estero sempre più giovani e ora anche gli anziani. Molti anziani infatti cominciano ad emigrare all’estero, in Paesi dove la tassazione e il costo della vita sono più bassi, perché con le pensioni che percepiscono è sempre più difficile vivere in Italia.
Basta con la criminalizzazione dei pensionati. Le pensioni non sono il frutto di una rapina ai danni della collettività, ma di anni di lavoro, di tasse pagate e di contributi versati.
Chiediamo il rispetto della sentenza della Corte Costituzionale e il rispetto della legalità e del diritto. Dopo il blocco totale della rivalutazione delle pensioni di importo superiore a tre volte il minimo attuato dal Governo Monti e dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo quel blocco, il Governo Renzi ha adottato una misura (decreto legge 65, poi convertito nella legge 109/2015) il cosiddetto bonus Poletti, che non rispetta la sentenza della Corte, non ripristina il diritto e restituisce – neppure a tutti – solo una parte di quanto indebitamente sottratto.
Per questo come Uilp, con il sostegno di tutta la Uil, nei mesi scorsi abbiamo deciso di fare ricorso collettivo alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, perché la misura adottata dal Governo Renzi si pone in contrasto con il diritto al rispetto dei beni, garantito dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo che riconosce la natura patrimoniale dei trattamenti pensionistici in godimento. Ora, per dare maggiore forza alla nostra azione, stiamo raccogliendo anche ricorsi individuali che saranno sempre inviati alla Corte europea. Siamo convinti di avere il diritto dalla nostra parte e che la Corte di Strasburgo ci darà ragione.
Parallelamente, prosegue anche la nostra azione in Italia, con cause pilota che hanno l’obiettivo di far esprimere la Corte Costituzionale sulla norma del Governo Renzi, che a nostro parere non è conforme ai principi costituzionali. I Tribunali di Palermo e di Brescia, accogliendo il ricorso di pensionati e rilevando principi di incostituzionalità, hanno già rinviato la legge alla Corte Costituzionale. Questo conferma la validità della nostra azione e della nostra mobilitazione.
Grazie alla nostra mobilitazione, come Uilp e come Uil, e unitariamente come sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl, Uil, abbiamo comunque ottenuto qualche risultato positivo nella legge di stabilità. In particolare, l’innalzamento della no tax area per i pensionati (peraltro, non c’è ancora la piena parificazione della no tax area tra pensionati e lavoratori che noi chiedevamo). C’è stato poi l’incremento (rispetto a quanto stabilito lo scorso anno) dei finanziamenti per il Fondo nazionale per le non autosufficienze, una misura positiva, anche se le risorse sono ancora insufficienti.
Piccoli passi che vanno nella direzione giusta, ma che non sono soddisfacenti. Dimostrano però che se si ripristinasse il confronto con i sindacati dei pensionati e con l’intero movimento sindacale confederale, non solo si potrebbero ottenere risultati più importanti, per i pensionati, per i lavoratori e per il Governo, ma si avrebbero vantaggi per tutto il Paese e si riporterebbe la democrazia a un livello e a una qualità molto più alti di quelli attuali.
Bari, 18 febbraio 2016