Le considerazioni della Ferpa, a seguito della pubblicazione del Rapporto Congiunto della Commissione Europea sull’ ‘Assistenza a lungo termine e l’adeguatezza delle pensioni’, presentato nel corso di una videoconferenza organizzata dalla Commissione, alla quale, per la Ferpa ha partecipato Dick De Graff.
“La Ferpa esprime soddisfazione per la qualità e per la ricchezza di questo nuovo Rapporto Congiunto che si occupa sia dell’adeguatezza delle pensioni in una società che invecchia, sia delle cure di lunga durata, sebbene questo rapporto arrivi con un certo ritardo (comprensibile) rispetto agli accadimenti di questi ultimi tempi.
È molto interessante riunire in un rapporto i due approcci, uno sull’adeguatezza delle pensioni e l’altro sulle cure di lunga durata. Senza dubbio, i due aspetti hanno conseguenze correlate sulle condizioni di vita delle persone anziane e pensionate e sulla possibilità di queste persone di ‘vivere dignitosamente’ e di avere ‘adeguati introiti’, così come previsto dai Principi 14 e 15 del Pilastro europeo dei diritti sociali.
Per quanto riguarda l’adeguatezza delle pensioni, come sottolineato in questo Rapporto e confermato dai propri studi, la Ferpa denuncia che dopo un decennio di miglioramento, non siano stati compiuti ulteriori progressi per ridurre il rischio di povertà o esclusione sociale delle persone anziane nell’Unione Europea che sono anche leggermente aumentate dal 2016. Pertanto, l’entità della povertà tra le persone anziane ha continuato ad aumentare progressivamente negli ultimi anni, così come rileva anche il Rapporto: gli anziani poveri sono sempre più lasciati indietro rispetto al resto della popolazione.
E se l’obiettivo generale dell’UE è ridurre di 15 milioni il numero dei poveri, quale obiettivo è fissato per i pensionati e gli anziani? D’altro canto, la crescente disparità di reddito è una vera minaccia per la coesione sociale nell’UE.
Ecco perché, come chiede la Ferpa, dovrebbe essere introdotta una pensione minima in tutti i paesi dell’UE, ma soprattutto questa pensione minima dovrebbe essere superiore alla soglia di povertà del Paese interessato, cosa che al momento non accade nei Paesi dell’Unione. Anche l’attuale sistema di indicizzazione delle pensioni dovrebbe essere migliorato, poiché in molti paesi non copre la perdita di potere d’acquisto dei pensionati.
Un’altra osservazione preoccupante contenuta nel Rapporto è che le disuguaglianze di genere aumentano nella vecchiaia e sono anche maggiori che nella popolazione attiva. Certamente, per la Ferpa come per la Ces, la risposta a questo problema si trova nella parità di retribuzione tra uomini e donne nella vita lavorativa, tuttavia, questo non basta a compensare la mancata acquisizione dei diritti pensionistici causata dalle interruzioni di carriera, in particolare per l’istruzione o la cura dei bambini, e ora anche dei genitori anziani. Come auspicato dalla Ferpa e come suggerito anche nel Rapporto, una risposta adeguata sarebbe l’introduzione di contributi figurativi per compensare queste interruzioni di carriera. Contrariamente a quanto affermato nel Rapporto, per mantenere pensioni adeguate, la Ferpa non ritiene che la soluzione debba essere quella di aumentare la durata delle carriere, in altre parole alzare l’età pensionabile, o di adeguarla alla speranza di vita. Questa affermazione ignora infatti il dato preoccupante che le persone entrano nel mercato del lavoro sempre più tardi. In altre parole, la risposta alla sostenibilità delle pensioni sta nello sviluppo dell’occupazione di qualità e nella lotta alla disoccupazione giovanile. Un altro modo per garantire la sostenibilità delle pensioni, di cui si parla nel Rapporto e su cui la Ferpa si trova d’accordo, è il ripensamento delle modalità di finanziamento della protezione sociale e in particolare delle pensioni, tanto più che il reddito da lavoro sta diminuendo così come diminuiscono i contributi ai regimi pensionistici. Oggi il finanziamento delle pensioni si basa essenzialmente sui contributi versati nel corso della carriera lavorativa. Alla fine, questa modalità di finanziamento può rivelarsi un freno all’assunzione di nuovi dipendenti e quindi allo sviluppo di una occupazione di qualità. La fiscalità generale potrebbe essere, in questo contesto, sfruttata maggiormente. Come la Ferpa denuncia da molti anni e come il Rapporto riconosce, le riforme pensionistiche attuate negli ultimi anni hanno portato a un calo del reddito dei pensionati. È urgente intraprendere altre riforme, meno incentrate sulla sostenibilità economica ma più sulla sostenibilità e coesione sociale. Per la Ferpa, lo sviluppo della previdenza complementare, in particolare dei regimi a contribuzione definita, che già esistono, non sembra essere l’unica risposta per garantire adeguatezza dei sistemi pensionistici. Prima di tutto, sono diseguali: infatti, solo le persone con un reddito sufficiente possono contribuirvi. Inoltre, ne sono interessate solo le persone con contratto a tempo indeterminato e sono esclusi tutti i contratti atipici e precari. Infine, per il pensionato, l’ammontare della sua pensione dipenderà dallo stato dei mercati finanziari del momento e dalle fluttuazioni del mercato azionario. E se oggi, come riconosce il Rapporto, è difficile misurare le conseguenze dell’impatto della pandemia sugli anziani, per la Ferpa sarebbe inaccettabile che i pensionati ne subissero da soli il peso, ad esempio se venisse abbassata la quota delle loro pensioni o se venissero ridotti o bloccati i fondi per il sociale, in particolare quelli per la protezione sociale. Per quanto riguarda le cure di lunga durata, la Ferpa valuta positivamente quanto risulta dal Rapporto, in quanto coerente con le proprie analisi e riscontri. Ad esempio, il prevedibile aumento della necessità delle cure di lunga durata nei prossimi anni, dovuto al fatto che l’aspettativa di vita è in aumento (anche se le cure di lunga durata non sono esclusive degli anziani: a qualsiasi età, le persone possono perdere la propria autonomia). La pandemia ha portato alla luce i problemi che già esistevano all’interno degli istituti per anziani non autosufficienti, problemi che la Ferpa desidera sottolineare e denunciare: personale qualificato insufficiente, scarso riconoscimento sociale e salariale per il personale – prevalentemente femminile – che vi opera, priorità data alla redditività finanziaria a scapito della qualità, ecc. Questo tema è strettamente legato a quello dell’adeguatezza delle pensioni ed è allarmante constatare che negli ultimi anni troppe persone anziane europee, per lo più donne, non possono permettersi le necessarie cure di lunga durata. Nel Rapporto è riportato questo esempio: una persona su tre non può permettersi l’assistenza domiciliare. Per quanto riguarda le strutture di assistenza agli anziani, le sfide sono immense sia in termini di ‘accessibilità’ finanziaria che di accessibilità territoriale. Le condizioni lavorative del personale a volte hanno conseguenze per gli anziani residenti, perché possono portare ad abusi. In questi settori dovrebbe essere instaurato un vero dialogo sociale per regolamentare le condizioni di lavoro, la formazione/qualificazione e le retribuzioni. Per la Ferpa è allarmante che troppi anziani non possano accedere alle cure di qualità di cui hanno bisogno. Per quanto riguarda l’assistenza informale, per la Ferpa il ruolo dei caregiver deve essere riconosciuto economicamente e socialmente. Più in generale, crediamo che il settore delle cure di lunga durata sia una vera fonte di posti di lavoro, ma a condizione che per queste professioni ci possano essere reali opportunità di qualificazione, in particolare per quanto riguarda lo sviluppo delle nuove tecnologie, e soprattutto il riconoscimento del ruolo sociale di tutto il personale coinvolto, sia in casa che negli istituti, svolto in una società che invecchia. Per far fronte a queste sfide dovranno essere messe a disposizione risorse umane e finanziarie, sia a livello europeo che nazionale, e dovrà esserci una reale volontà politica in tutti gli Stati membri di attuare il principio 18 del Pilastro europeo dei diritti sociali, che stabilisce che “ognuno ha diritto a servizi di assistenza a lungo termine a prezzi accessibili e di buona qualità, in particolare l’assistenza domiciliare e i servizi di comunità”.
È possibile consultare il Rapporto della Commissione Europea sul sito della Ferpa