Intervento introduttivo del Segretario generale Uilp Romano Bellissima agli esecutivi unitari Spi Fnp Uilp del 18 giugno 2015

Care amiche, amici, compagne e compagni,

credo che la convocazione di questi esecutivi unitari sia stata quanto mai opportuna. Sono diversi infatti i temi di stretta attualità che ci riguardano da vicino come sindacati confederali e come sindacati dei pensionati, tutti temi che richiedono un forte impegno unitario.

Il più importante oggi è sicuramente il tema pensioni, la legge Monti Fornero, la sentenza della Corte Costituzionale e il decreto emanato dal Governo, che in questi giorni è in discussione in Parlamento.

Noi abbiamo detto subito che la strada intrapresa dal Governo con il decreto 65 era sbagliata. Invece di ripristinare il diritto e poi valutare le modalità di restituzione di quanto dovuto, aprendo un tavolo di confronto con i Sindacati dei pensionati, il Governo ha emanato un decreto che tutti abbiamo giudicato insufficiente e inadeguato. Lo stesso Ufficio parlamentare di bilancio nell’ audizione dell’altro ieri in Parlamento ha confermato che ai pensionati sarà restituito solo il 12% di quanto perso per il blocco della rivalutazione negli anni 2012-2013.

Decreto inadeguato, dunque, ma non solo. Parallelamente infatti il Governo ha lanciato, supportato dai principali organi di stampa e dagli interventi dei vari Cottarelli e Boeri, una campagna di vera e propria ‘criminalizzazione’ dei pensionati, confondendo il ripristino di un diritto, sancito dalla Corte, con un aumento degli importi di pensione.

Questo attacco ai pensionati è ancora in atto e si intreccia strettamente con l’altro aspetto della legge Monti Fornero al centro del dibattito: il ripristino della flessibilità in uscita. E con il tema che viene a questo collegato: il ricalcolo delle pensioni retributive con il sistema contributivo. Anche in questo caso la campagna mediatica è durissima e insidiosa, è orientata a penalizzare i lavoratori, ora pensionati, andati in pensione con il sistema retributivo, additandoli alla collettività come ‘ladri di risorse pubbliche’ e non come lavoratori che hanno pagato anni di contributi e sono andati in pensione secondo le leggi vigenti al momento del loro pensionamento. Nessun pensionato ha potuto scegliere il sistema di calcolo della propria pensione.

Si intensifica anche il tentativo di alimentare un conflitto generazionale di cui non esistono in realtà i presupposti. C’è effettivamente un divario tra chi prende la pensione oggi e chi la prenderà domani, ma il divario c’è perché si è squilibrato il mondo del lavoro.

Se i giovani non lavorano e il Paese non cresce, è chiaro che ci saranno problemi per le pensioni future. Ma questi problemi non nascono dalle pensioni ‘da nababbi’ di oggi!

Mancata crescita del Pil, mancata crescita dell’occupazione: sono questi i due aspetti su cui si dovrebbero concentrare gli sforzi e le politiche.

Vorrei inoltre evidenziare che i tanti miliardi – oltre 80 – sottratti al sistema previdenziale nel periodo 2012-2020 non sono andati ai giovani, né alle politiche attive del lavoro per creare nuovi buoni posti di lavoro e neppure per far sì che i giovani di oggi, pensionati di domani, possano ottenere pensioni più dignitose.

Dobbiamo rispondere con decisione a queste campagne mediatiche e alle tante bugie o mezze verità diffuse ogni giorno.

In questi ultimi mesi e in queste ultime settimane nei territori sono state attuate tantissime iniziative e forme di mobilitazione, presidi, incontri con i prefetti, incontri con i parlamentari. Tante iniziative che sono state sicuramente utili, hanno riportato l’attenzione dei cittadini e dei media sulla nostra azione e sulle nostre proposte. Parallelamente, abbiamo rafforzato la nostra azione a livello nazionale, sia unitariamente, sia come singole organizzazioni. Tutto questo è sicuramente servito a spingere Governo e Parlamento ad aprire un confronto con il sindacato.

Come sapete, lo scorso 8 giugno c’è stata una audizione di Cgil, Cisl, Uil e Ugl sul decreto 65 presso la Commissione lavoro della Camera dei Deputati. Eravamo presenti anche come Sindacati dei pensionati. Abbiamo fatto le nostre osservazioni e proposte e abbiamo riscontrato, in particolare da parte di Cesare Damiano, Presidente della Commissione, una disponibilità a migliorare il decreto, rafforzando la base di calcolo per l’indicizzazione delle pensioni.

Una analoga disponibilità è emersa nei giorni successivi anche negli emendamenti presentati alla Camera. Da parte del Pd e di altri partiti, in particolare dal Movimento 5 Stelle, infatti, sono stati presentati diversi emendamenti al testo del decreto per modificare, ampliandola, la base di calcolo per l’indicizzazione delle pensioni future.

Si tratta di aperture che sono il risultato della nostra mobilitazione e delle prese di posizione confederali. Vedremo se si concretizzeranno nell’iter di conversione del decreto. Per riuscire ad ottenere modifiche consistenti al decreto, credo che dovremmo continuare a fare pressioni sul Governo e sul Parlamento, sia a livello locale proseguendo le mobilitazioni sui territori, sia a livello nazionale. Per questo, vi proponiamo due manifestazioni nazionali, una a Piazza del Pantheon il 24 giugno, in occasione della discussione per la conversione del decreto alla Camera, e una i primi di luglio, sempre a Roma, in occasione della discussione al Senato.

Abbiamo ricevuto e continuiamo a ricevere moltissime lettere di nostri iscritti che ci chiedono un risultato concreto e anche dai territori arrivano molte sollecitazioni in tal senso. Ci chiedono anche di utilizzare le vie legali e di fare ricorsi. Noi restiamo convinti che come organizzazioni sindacali la via da privilegiare è quella della mobilitazione per far cambiare le norme.

Per questo è fondamentale ottenere un risultato concreto, modifiche vere al decreto. Alla fine della conversione in legge, vedremo cosa abbiamo ottenuto. Se i risultati non saranno soddisfacenti valuteremo tutte le iniziative possibili e unitariamente condivise da mettere in campo per far valere i nostri diritti.

Il 15 giugno scorso, poi, abbiamo avuto l’incontro con il ministro Poletti. È stato sicuramente un incontro utile. Abbiamo riaperto un Tavolo di confronto, cosa che non accadeva dai tempi dell’ultimo Governo Prodi. Ci rivedremo il 16 luglio per definire con più precisione gli argomenti da trattare. Sicuramente sarà centrale la richiesta di una diversa modalità di rivalutazione delle pensioni anche in vista della legge di stabilità e della fine del meccanismo Letta che terminerà nel 2016. È fondamentale che le pensioni non continuino a perdere potere d’acquisto. Ma centrali saranno anche i temi della separazione tra previdenza e assistenza, del carico fiscale sulle pensioni, dell’ampliamento della quattordicesima.

Credo che dovremo gestire con abilità questo Tavolo, sfruttando i possibili spazi che possiamo conquistare anche dal contrasto evidente tra Poletti e Boeri. Questo Tavolo ci pone però anche di fronte a un rischio: che le nostre proposte, dopo essere state discusse con il ministro e con il suo 4 staff, non siano poi recepite né dal Governo, né dal Parlamento. Dobbiamo giocare bene le nostre carte, anche dal punto di vista politico e mediatico.

Cosa possiamo fare ora, oltre a mobilitarci per ottenere modifiche al decreto e sviluppare al meglio il Tavolo con Poletti?

Credo che, come abbiamo scritto nella lettera unitaria dello scorso 26 maggio a firma di noi Segretari generali, sia importante proseguire la mobilitazione a tutto campo sui punti qualificanti della nostra piattaforma unitaria. Nonostante l’attualità tenda a metterla in secondo piano, per noi deve rimanere il punto centrale della nostra azione e delle nostre iniziative.

I temi della fiscalità, nazionale e locale, della tutela della salute e della non autosufficienza sono strategici per la nostra azione, per la difesa dei nostri iscritti e di chi rappresentiamo, ma sono anche temi sentiti da tutti i cittadini e sui quali possiamo quindi costruire quel consenso sociale che ci è assolutamente necessario per poter ottenere risultati positivi.

Un altro aspetto fondamentale, strettamente connesso alla nostra piattaforma unitaria, è la centralità della contrattazione territoriale.

A questo riguardo, vorrei evidenziare l’importanza del protocollo d’intesa con l’Anci che è in via di definizione, dopo l’incontro dello scorso 21 maggio con Fassino nella sua qualità di Presidente dell’Anci. Come ricorderete, era da tempo che stavamo lavorando per definire questo protocollo e oggi finalmente abbiamo quasi raggiunto l’obiettivo. Crediamo si possa arrivare a un buon testo, che ci può agevolare nella nostra azione di contrattazione nei territori.

Dobbiamo rivendicare con decisione, anche nei confronti delle confederazioni, la nostra titolarità di soggetti della contrattazione territoriale per le materie di nostro interesse. È questo ruolo che, soprattutto, ci accredita come categoria con pari dignità e diritti di tutte le altre categorie.

Così come considero positivamente il protocollo d’intesa che – anche questo dopo tanta fatica e tanto lavoro – abbiamo finalmente definito con l’Abi al fine di costituire un Tavolo di dialogo permanente su tutte le tematiche di carattere bancario e finanziario che riguardano le persone anziane e pensionate. Lo firmeremo il prossimo 9 luglio.

Questi protocolli con l’Abi e con l’Anci sono ulteriori spazi di dialogo con le istituzioni che si aprono.

Note dolenti, invece, sul fronte dell’Inps e del suo Presidente Boeri. Aspettiamo ancora la convocazione, che Boeri si era impegnato a fare dopo l’incontro del 19 marzo scorso, con l’obiettivo di definire un nuovo protocollo di relazioni. Boeri non ci convoca, ma fa dichiarazioni quasi quotidianamente, con un forte effetto destabilizzante, creando allarme tra i pensionati e i cittadini. Boeri ha un compito importante, quello di Presidente dell’Inps. Lo assolva nel migliore dei modi e smetta di continuare a comportarsi come professore ed editorialista … e come ministro in pectore …

Credo che dovremo valorizzare e utilizzare al meglio tutti gli spazi di confronto, che non solo ci danno strumenti per tutelare meglio chi rappresentiamo e per ampliare la nostra sfera di rappresentanza, ma che ci riconoscono anche come interlocutori autorevoli in quanto sindacati dei pensionati. Il Tavolo con il ministro e questi protocolli vanno tutti infatti nella direzione opposta a quella indicata dal Presidente del Consiglio Renzi, che nega il ruolo di intermediazione delle parti sociali.

Nonostante questi elementi che valuto positivamente, non possiamo comunque nasconderci che la situazione è veramente grave.

Le politiche fin qui adottate dall’Unione europea e dall’Italia si sono dimostrate fallimentari per far uscire dalla crisi in modo positivo i cittadini del nostro e di molti altri Paesi europei.

Impoverimento dei pensionati e dei lavoratori, tagli e attacco al welfare, crescita del debito pubblico, crollo del Pil, crollo dell’occupazione, crollo della domanda interna, declino economico, declino democratico, crescita della povertà, crescita delle disuguaglianze. Questi sono i risultati delle politiche miopi fin qui adottate da tutti gli ultimi governi italiani, senza il confronto con le parti sociali, sulla base di indicazioni precise dell’Unione europea. Chi sta governando l’Unione europea si sta dimostrando cieco e sordo agli interessi dell’Europa e dei suoi cittadini.

Serve un vero cambio di direzione delle politiche economiche, fiscali, sociali, in Italia e in Europa.

Per ottenere questo cambiamento serve anche una più incisiva azione del sindacato a livello europeo. Per questo come Cgil, Cisl, Uil e Spi, Fnp, Uilp abbiamo candidato Carla e Luca Visentini come Segretari rispettivamente della Ferpa e della Ces. E ora queste due candidature sono state fatte proprie dalla Ferpa e dalla Ces e a settembre Carla e Luca saranno eletti. Credo sia un risultato davvero importante, che ci dà fiducia. Sono infatti certo che Carla farà un ottimo lavoro. E anche Luca. Carla conosce i problemi dei pensionati, conosce le debolezze della Ferpa. Non abbiamo dubbi che farà un ottimo lavoro.

Per tornare brevemente alla situazione italiana, oggi la politica risponde solo parzialmente ai bisogni della collettività. Ed è molto pericoloso adottare norme che non si preoccupano dell’interesse comune, perché questo rompe la coesione sociale. E quando si rompe la coesione sociale, tutto può succedere.

La pazienza dei cittadini, dei pensionati, dei lavoratori, ma anche dei giovani, è al limite. Prevalgono ingiustizia e iniquità. Prevalgono il senso di impotenza e la sfiducia. Anche questo è pericolosissimo e alimenta la frattura sociale.

L’astensione alle ultime elezioni è un segnale di questa mancanza di fiducia, così come il voto crescente a formazioni populiste, con forti venature xenofobe.

I rischi di questa situazione sono gravissimi: una vera rottura della coesione sociale porterebbe davvero giovani contro anziani, pensionati poveri contro pensionati cosiddetti ‘ricchi’, pensionati con il contributivo contro pensionati con il retributivo, lavoratori contro pensionati, lavoratori precari contro lavoratori garantiti, disoccupati contro lavoratori, italiani contro migranti, ecc.

Tutto questo non deve preoccupare solo noi. Dovrebbe preoccupare tutti i cittadini di buona volontà e soprattutto dovrebbe preoccupare la politica.

Noi dobbiamo provare a contrastare questo progetto. Anche perché l’anima, la vocazione di Cgil, Cisl, Uil è la confederalità. Se riescono a spaccare, frantumare la nostra base, dividere i nostri iscritti, il sindacato confederale muore. Resterà quel modello di sindacato di categoria che opera solo nei luoghi di lavoro e si occupa solo del contratto aziendale, caro alle nazioni del nord Europa.

Noi vogliamo invece un sindacato confederale che sia garante della partecipazione dei cittadini.

Come Sindacati dei pensionati nel nostro messaggio unitario possiamo essere d’esempio e di stimolo anche per le Confederazioni.

Gli impegni che abbiamo davanti, dunque, sono tanti e anche le difficoltà sono tante, ma credo che se continueremo a valorizzare quello che ci unisce e a mediare su quello che ci divide, potremo continuare a impegnarci tutti insieme per obiettivi comuni. E riusciremo ad ottenere anche qualche risultato.

Roma, 19 giungo 2015