I calcoli resi noti dall’INPS che esplicitano le modalità di ricalcolo dell’indicizzazione sulla base del D.L. 65 del 2015 evidenziano quanto l’intervento proposto dal Governo sia inadeguato rispetto a ciò che sarebbe spettato ai pensionati con una piena applicazione della sentenza n. 70 della Corte Costituzionale.
Il trattamento preso in esame dall’INPS è di 1.500 euro mensili nel 2011, per effetto del D.L. i titolari di un trattamento simile avranno come rimborso per le somme arretrate 796,27 euro ed un adeguamento del trattamento in essere di circa 6 euro mensili, mentre da gennaio 2016 tale adeguamento sarà di circa 16 euro, l’INPS ipotizza per il 2016 un’aliquota di indicizzazione pari allo 0,4%.
Praticamente, a fronte di 2.477 euro spettanti se si fosse pienamente recuperata l’indicizzazione per il biennio 2012 – 2013, verrà rimborsato solamente il 32%, percentuale che scende con il graduale aumento del trattamento. Un pensionato che percepiva nel 2011 un assegno di 2.200 euro lordi avrà, dunque, un rimborso di 489 euro, l’11% di quanto spetterebbe con un pieno recupero.
Le somme restituite sono irrisorie e insufficienti a salvaguardare il reale potere d’acquisto delle pensioni: la UIL e la UIL Pensionati chiedono al Parlamento di ripristinare il diritto alla rivalutazione sancito dalla Corte e di stabilire tempi e modalità di restituzione delle somme tolte dal blocco Fornero.
Roma, 27 giugno 2015