Il problema abitativo rappresenta una vera e propria emergenza nazionale, che colpisce sia i giovani che non riescono ad organizzare una propria vita autonoma sia gli anziani, costretti a fare i conti con misere pensioni e con gli esosi costi degli affitti e della manutenzione delle case di proprietà.

In vista dell’apertura del tavolo di concertazione tra parti sociali, istituzioni locali e governo, i sindacati dei pensionati inviano un memorandum ai ministri Antonio Di Pietro, Paolo Ferrero, Rosy Bindi, Tommaso Padoa-Schioppa e ai rappresentanti delle Regioni e degli Enti locali. Secondo i sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil, sull’emergenza abitativa il nostro paese registra un grave ritardo che sta provocando problemi drammatici. Il mercato delle locazioni è costoso per tutte le famiglie e in modo particolare per le persone più anziane, spesso confinate in case del tutto inadeguate a garantire sicurezza e conforto. Citando l’art. 47 della Costituzione sulla tutela del risparmio in tutte le sue forme e sulla accessibilità alla proprietà dell’abitazione e la Carta europea che parla di affermazione del diritto alla casa, i sindacati sottolineano che “sarebbe doveroso riconoscere tale diritto e contrastare la povertà che si rivela in modo drammatico quando i cittadini con bassi redditi sono costretti a destinare la gran parte delle proprie risorse per pagare bollette e affitti o le spese di manutenzione della propria abitazione”.

Una recente indagine del Censis denuncia che dal 1999 al 2006 gli affitti sono aumentati del 112%, con punte fino al 128% nel Centro Italia. Nel settore privato, la media nazionale è pari a 440 euro mensili (580 euro mensili nelle regioni del Centro Italia e 454 nel Nord Est). Nelle città con più di 250.000 abitanti, la media nazionale raggiunge 600 euro e nella sola Italia centrale arriva a 800 euro. La media della spesa per utenze (acqua, gas, luce, riscaldamento e condominio) risulta pari a 175 euro al mese. Nel complesso, dunque, una famiglia con un reddito di 10.000 euro annui, destina il 62% del proprie risorse alla casa. In questo contesto e in considerazione del fatto che su circa 16 milioni di pensionati, quasi un quarto del totale (il 23,8%) ha un trattamento inferiore ai 500 euro al mese, è comprensibile lo stato di gravissimo disagio provocato dall’assenza di una seria politica della casa. In conseguenza di tale premessa, Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil, consapevoli delle indicazioni contenute nel Titolo V della Costituzione, chiedono al Governo nazionale il ripristino di un sistema di finanziamento efficace, di dimensioni analoghe a quelle assicurate in passato dai fondi Gescal, finalizzando le risorse: ad aumentare l’offerta di alloggi in locazione, con canone sociale o concordato; ad assicurare adeguate risorse al Fondo nazionale per gli affitti; a sostenere processi di riqualificazione urbana, con la diffusione di “Contratti di quartiere” in grado di salvaguardare la presenza degli abitanti storici nei contesti sui quali si interviene; a sviluppare le esperienze di “abitazione protetta”, sostenendole con adeguati finanziamenti che consentano di affermare concretamente il diritto alla domiciliarità e i servizi assistenziali necessari. Per raggiungere questi obiettivi, il memorandum dei sindacati indica alcune priorità, a partire dalla definizione di un “Piano nazionale per la sicurezza e l’adeguatezza degli alloggi”, affinché la programmazione regionale sia vincolata ad un quadro coerente di obiettivi validi per tutto il territorio nazionale.

Inoltre, secondo i sindacati, occorre mettere a punto un regime fiscale che favorisca l’emersione dei redditi occulti e riduca gli oneri oggi gravanti sulla casa di abitazione. A questo proposito, Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil ricordano l’ipotesi avanzata da alcuni esponenti del Governo, di ridurre il peso dell’ICI sulla prima casa. Una scelta che potrebbe rimanere circoscritta alle famiglie con figli a carico, escludendo così di fatto la gran parte dei pensionati. Spi, Fnp e Uilp, condividendo l’obiettivo di ridurre il peso di questa imposta, propongono di definire una superficie abitabile, riconosciuta come “vitale”, per le persone domiciliate nell’alloggio, da esentare dall’imposizione fiscale. Inoltre, i sindacati avanzano la proposta di applicare l’Isee sulla quota Ici non esentata.

A questo proposito, una Intesa Stato – Enti locali, nel favorire l’omogeneità del diritto alla casa, su tutto il territorio nazionale, dovrebbe fissare le forme di compensazione per i bilanci comunali. Lo strumento dell’Isee, dovrebbe servire anche a riconoscere delle fasce di esenzione o di riduzione delle tariffe dei consumi essenziali per ogni casa (riscaldamento, energia elettrica, acqua, gas, rifiuti urbani). Secondo Spi, Fnp e Uilp, questo, con il coinvolgimento delle Autority interessate, permetterebbe di intervenire su situazioni effettivamente difficili, per i pensionati ma non solo, evitando una discrezionalità eccessiva delle amministrazioni locali e favorendo una politica dei redditi non sostenuta solo da trasferimenti monetari.