La “fotografia” scattata dall’Istat sulle condizioni di vita degli anziani mostra un’immagine di longevità associata a sofferenza a causa di qualche malattia cronica e con dolori fisici che ne limitano la qualita’ della vita, piu’ per le donne che per gli uomini. E’ questa indicazione che come sindacato di categoria dei pensionati della Uil, insieme a quelli di Cgil e Cisl, dobbiamo saper cogliere in questa fase regionale contrassegnata dal confronto sul Piano della Salute e dall’aggiornamento del Piano socio-assistenziale e dei servizi.
Se la speranza di vita a 65 anni – riferisce l’Istat – è più elevata di un anno rispetto alla media Ue, anche da noi in Basilicata cresce il numero degli over 75enni, con un bel gruppo di anziani vicini ai 100 anni. Ma uno su due soffre di almeno una malattia cronica grave. Più di un terzo degli anziani, esattamente il 37,7%, riferisce di aver provato dolore fisico, da moderato a molto forte. Il confronto dei vari indicatori di salute conferma il notevole peggioramento dello stato di salute della popolazione anziana nel passaggio dai 65 agli 80 anni, con prevalenze che raddoppiano nel caso della presenza di patologie croniche e quintuplicano per le gravi limitazioni motorie. Sono il 30,8% le persone di 65-69 anni che dichiarano almeno una patologia cronica grave , quota che raddoppia tra gli ultraottantenni (59,0%). Il 37,6% delle persone di 65-69 anni riporta almeno tre patologie croniche, a fronte del 64,0% degli ultraottantenni.
Ancora, i 23,1% degli anziani ha gravi limitazioni motorie, con uno svantaggio di soli 2 punti percentuali sulla media Ue, principalmente dovuto alla maggiore quota di donne molto anziane in Italia. L’Istat rileva anche che tra gli anziani con grave riduzione di autonomia nelle attività di cura della persona il 58,1% dichiara di aver bisogno di aiuto o di averne in misura insufficiente. La quota di aiuto non soddisfatto appare superiore al Sud (67,5%) e tra gli anziani meno abbienti (64,2%). Oltre un anziano su quattro (25,9%) dichiara di poter contare su una solida rete di sostegno sociale, il 18% su una debole e uno su due si colloca in una situazione intermedia. Nonostante le precarie condizioni di salute, in Italia sono 1 milione e 700 mila (pari al 12,8%) gli anziani in grado di offrire cure almeno una volta a settimana a familiari e non familiari con problemi di salute.
Tra le donne anziane si osservano maggiori prevalenze di multicronicità (55,2% contro 42,4% degli uomini) e limitazioni motorie (28,7% contro 15,7%) e sensoriali (17,0% contro 12,7%); maggiore invece la prevalenza di malattie croniche gravi per gli uomini (46,4% contro 43,4%).
Accade così che a fronte di un miglioramento nel tempo delle condizioni di salute abbiamo un aumento delle disuguaglianze di cura e soprattutto al Sud i servizi e la spesa pubblica sono inadeguati a far fronte a nuove e vecchie domande di tutela. Su questa priorità che è correlata ai nuovi Lea (Livelli essenziali di assistenza) definiti congiuntamente tra Ministero alla Salute e Regione si concentrerà la nostra attenzione perché sia garantito l’accesso al bene salute e si metta fine, definitivamente, alle liste di attesa per visite ed esami specialistici.

I dati sono di estrema importanza perché chi deve affrontare il tema della governance del sistema sanitario regionale non può prescindere da essi, soprattutto in un momento un po’ difficile sul piano istituzionale, in quanto siamo combattuti in termini di governance dalle competenze che ci sono in capo alla Regione, in capo allo Stato, e la famosa legislazione concorrente che sta creando non pochi problemi in termini di una efficiente gestione del sistema.

Per noi insieme alla governance si devono affrontare i contenuti del Piano Salute perché i servizi di prevenzione e cura siano sempre più vicini alla popolazione anziana e perché non si deleghi ogni compito alla badante ma il pubblico, la cooperazione sociale, il volontariato facciano la propria parte.

Vincenzo Tortorelli, Segretario regionale Uil Pensionati Basilicata