Il 27 gennaio in Italia e in molte altre nazioni si celebra il Giorno della memoria, in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico messi in atto dal nazismo e dai suoi alleati e di tutte le vittime dei campi di sterminio nazisti.

Si è scelto il 27 gennaio perché in quel giorno, nel 1945, furono abbattuti dalle truppe sovietiche i cancelli di Auschwitz, il più grande e il più noto dei campi di sterminio. Il tentativo di annientamento totale degli ebrei d’Europa perpetrato dal nazifascismo, nel segno di una ideologia criminale che portò nei campi di sterminio anche prigionieri di guerra, dissidenti politici, zingari, omosessuali e disabili, teorizzando la supremazia di esseri umani su altri esseri umani, è una parte della nostra storia collettiva che scuote, e deve scuotere, le coscienze.

È un monito per tutta l’umanità, ci riguarda ancora tutti, ci riguarda come esseri umani. In Italia, questa giornata è stata istituita oltre 15 anni fa dal nostro Parlamento (con la legge 211/2000). Da quella data, in occasione del Giorno della memoria si organizzano moltissime manifestazioni, cerimonie, iniziative nelle scuole, incontri, convegni e momenti comuni di narrazione “in modo – come si legge nel testo della legge stessa – da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico e oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa e affinché simili eventi non possano mai più accadere”. Ricordare per non dimenticare.

Dobbiamo ricordare i 6 milioni di uomini, donne e bambini massacrati solo per il loro essere ebrei e le vittime non ebree, tutti eliminati nei campi di sterminio secondo un disegno scientifico, studiato e programmato, che intendeva cancellare dalla faccia della terra la diversità, in primo luogo quella ebraica. Ricordare le vittime è doveroso. Ricordare che erano persone con un volto, un nome, una storia. Persone alle quali l’ideologia nazifascista voleva invece negare la loro stessa essenza di esseri umani, riducendoli a numeri, i numeri che venivano incisi sulla pelle degli internati nei campi di sterminio. Ricordare le responsabilità degli individui e delle nazioni. Ricordare anche che il fascismo italiano fu parte attiva nella persecuzione dei cittadini italiani ebrei. A cacciare gli ebrei dalle scuole, a far perdere loro il lavoro e ogni altro diritto civile fu il regime fascista, con le leggi razziali nel 1938; regime che poi partecipò attivamente alla ricerca, all’arresto e all’invio degli ebrei italiani nei campi di sterminio. Ricordare deve essere un impegno di tutti, perché è spaventoso pensare che il mondo possa dimenticare, dopo aver negato e aver faticato a credere. E purtroppo sono ancora in molti, troppi, a negare la Shoah e la stessa esistenza dei campi di sterminio. E il loro numero non diminuisce, anzi.

Oggi abbiamo testimoni che possono ancora raccontare cosa è accaduto durante le persecuzioni nazifasciste e nei campi di sterminio. Quando non ci saranno più, dovremo garantire che questa memoria continui ad essere trasmessa alle giovani generazioni. Conoscere quello che è accaduto, riflettere ed educare, perché non possiamo permettere che accada di nuovo. Come ha scritto Primo Levi ne I sommersi e i salvati: “…siamo stati collettivamente testimoni di un evento fondamentale ed inaspettato, fondamentale appunto perché inaspettato, non previsto da nessuno. È avvenuto contro ogni previsione; è avvenuto in Europa; incredibilmente, è avvenuto che un intero popolo civile, appena uscito dalla fervida fioritura culturale di Weimar, seguisse un istrione la cui figura oggi muove al riso; eppure Adolf Hitler è stato obbedito e osannato fino alla catastrofe. È avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire”. E ancora: “Pochi Paesi possono essere garantiti immuni da una futura marea di violenza, generata da intolleranza, da libidine di potere, da ragioni economiche, da fanatismo religioso o politico, da attriti razziali.

Occorre quindi affinare i nostri sensi, diffidare dai profeti, dagli incantatori, da quelli che dicono e scrivono ‘belle parole’ non sostenute da buone ragioni”. Parole sempre attuali. In Europa, in una situazione internazionale di grande complessità e in cui il terrorismo compie stragi efferate in tanti Paesi, si diffondono formazioni politiche xenofobe, razziste, antisemite e intolleranti, che in alcuni casi si ispirano, direttamente o indirettamente, all’ideologia nazifascista. Si diffondono movimenti e partiti populisti che sfruttano la paura del diverso per conquistare consensi. Si diffondono anche integralismi religiosi che negano la possibilità di convivenza tra credi diversi. Un fenomeno da non sottovalutare e ci dobbiamo tutti impegnare per evitare che, anche a causa della crisi profonda che attraversa l’Europa, così come la attraversava negli anni Trenta del Ventesimo secolo, queste formazioni continuino a diffondersi e a conquistare ancora più consensi.

Per questo, il Giorno della memoria deve essere anche un monito perenne contro ogni persecuzione razziale e ogni offesa ai diritti e alla dignità umana. Come ha detto il presidente dell’Unione Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, in occasione della presentazione a Palazzo Chigi del calendario degli eventi previsti quest’anno per il Giorno della memoria, questa giornata non è solo una giornata di commemorazione per le persone scomparse, è una giornata che riguarda il futuro traendo lezione dagli eventi del passato, per capire cosa può accadere quando si perde la libertà e la democrazia. La nostra società deve mantenere lucida la capacità di opporre resistenza ai propri pregiudizi, di discernere tra il diritto e il torto, tra la libertà e l’oppressione, tra la democrazia e la dittatura. E passarne la coscienza ai nostri giovani. Si è liberi quando si gode della libertà della differenza. Quando si ottiene il rispetto dell’altro e lo si ricambia con uguale rispetto.

La democrazia ha bisogno di libertà, legalità, giustizia, solidarietà, uguaglianza nelle differenze, rispetto dei diritti umani. E ha bisogno della vigilanza e dell’impegno di ciascuno di noi. Come Uilp, come sindacato dei pensionati, abbiamo sempre evidenziato il valore della memoria e il ruolo che gli anziani di questo Paese possono svolgere per mantenere in vita il ricordo della nostra storia passata e valorizzare lo stretto legame che tiene insieme passato, presente e futuro. Abbiamo organizzato tante iniziative per tener viva questa memoria e rievocare momenti significativi della storia del nostro Paese e anche iniziative per ricordare la Shoah e le persecuzioni nazifasciste. Possiamo e dobbiamo continuare a svolgere anche un ruolo di vigilanza e di difesa dei valori di democrazia, libertà, rispetto dei diritti e dello stato di diritto.

25 Gennaio 2016