La Corte Europea dei diritti dell’uomo (Cedu) il 19 luglio scorso ha emanato una decisione con la quale dichiara irricevibile il ricorso presentato a giugno da oltre 10mila pensionati italiani con una pensione superiore a tre volte il minimo Inps, per il mancato ripristino integrale della perequazione automatica della loro pensione, deciso dal Governo italiano con il dl n. 65 del 2015, il cosiddetto decreto Poletti.

Anche la Uilp ha presentato ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo due volte: nel novembre 2015, in accordo con la Uil, e poi di nuovo nel 2018, dopo il pronunciamento della Consulta italiana.

Con questi ricorsi la Uil pensionati voleva dimostrare l’incompatibilità del dl 65 con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, obiettivo politico che avrebbe permesso di far condannare il governo italiano, costringendolo ad adottare tutte le misure necessarie a difesa di milioni di pensionate e pensionati.

In risposta al primo ricorso, la Corte europea nell’aprile 2016 aveva emanato analoga dichiarazione di irricevibilità, ma con una formula standardizzata, senza specificare le motivazioni del rigetto.

Ora invece la Corte ha espresso le sue motivazioni, che ricalcano peraltro quelle contenute nella sentenza della Corte Costituzionale italiana che nell’ottobre 2017 ha, anch’essa, dichiarato legittimo il dl n. 65. Secondo la Corte Costituzionale italiana, la nuova e temporanea disciplina realizzava infatti un bilanciamento non irragionevole tra i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza pubblica.

Analogamente, la Corte Europea ha ritenuto che la misura volta a congelare la perequazione automatica delle pensioni decisa dal Governo italiano rispettasse i parametri di legalità, pubblico interesse e proporzionalità, non andando ad incidere eccessivamente sulla pensione. La decisione è stata presa in tempi brevissimi, senza ascoltare le parti interessate, ricorrenti e Governo, probabilmente per evitare ulteriori migliaia di ricorsi. Con ogni probabilità, purtroppo, dopo il pronunciamento della Cedu, è infatti plausibile attendersi il rigetto anche del secondo ricorso Uilp.

“Oggi – dichiara il Segretario generale Uilp Romano Bellissima – la decisione della Corte Europea si colloca in un filone giurisprudenziale che ha voluto riconoscere ampio margine discrezionale ai Governi nell’adottare le misure volte a far fronte alla crisi economica, anche a scapito dei diritti individuali. È dunque, purtroppo, prevalsa ancora anche da parte dell’Europa, la ragione politica e dei conti a scapito dell’Europa dei diritti e dei cittadini.

Come Uilp ci siamo fatti carico della spesa di tutti e due i ricorsi alla Cedu: dei primi circa 500 ricorsi presentati nel 2015 e degli ultimi 20 presentati nell’aprile 2018, per evitare che venissero sostenuti dai nostri iscritti. Questa scelta ha permesso che i nostri iscritti pensionati non subissero oltre la beffa del rigetto anche quella della spesa economica a loro carico.

La Uilp – conclude Bellissima – continuerà a lottare contro le ingiustizie in qualunque sede vengano adottate e a impegnarsi a difesa del potere di acquisto delle pensioni dei pensionati e delle pensionate. A questo fine proseguiremo il nostro impegno e se sarà necessaria la nostra lotta per la riduzione delle tasse sulle pensioni e per la rivalutazione del loro potere d’acquisto.”