«Spaventa il pensiero di quanto potrà accadere fra una ventina d’anni quando tutti i testimoni saranno spariti. Allora i falsari avranno via libera, potranno affermare o negare qualsiasi cosa» scriveva Primo Levi. Nonostante quei vent’anni siano passati siamo ancora ben lontani dal poter affermare che il timore espresso nell’opera “Sommersi e salvati” sia ormai superato e non solo perché ci troviamo ad affrontare la scomparsa, giorno dopo giorno, dei testimoni diretti della Shoah – e il pericolo di una caduta nell’oblio – ma anche perché fenomeni di intolleranza, di antisemitismo, di discriminazione e di odio continuano ad essere fortemente attuali.
A titolo di esempio: lo scorso 31 ottobre l’Aula del Senato ha approvato a maggioranza La “Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione allodio e alla violenza” presentata dalla senatrice a vita Liliana Segre.
Negli ultimi anni – si legge nel testo della mozione – si sta assistendo ad una crescente spirale dei fenomeni di odio, intolleranza, razzismo, antisemitismo e neofascismo, che pervadono la scena pubblica accompagnandosi sia con atti e manifestazioni di esplicito odio e persecuzione contro singoli e intere comunità, sia con una capillare diffusione attraverso vari mezzi di comunicazione e in particolare sul web. Parole, atti, gesti e comportamenti offensivi e di disprezzo di persone o di gruppi assumono la forma di un incitamento allodio, in particolare verso le minoranze; essi, anche se non sempre sono perseguibili sul piano penale, comunque costituiscono un pericolo per la democrazia e la convivenza civile.”
Ciò che ha determinato e consentito l’atrocità della Shoah non è dunque superato, tutt’altro. Per questo, oggi più che mai, occorre fare appello ad una responsabilità collettiva per impedire che si ripeta quanto accaduto nel nostro recente passato. Per riuscirci uno dei cardini principali è preservare il legame tra generazioni e quel rapporto che unisce l’esigenza e l’importanza del racconto all’educazione all’ascolto e al conseguente dovere del ricordo.
Sebbene nessuno, oggi, possa mettere in discussione la sacralità della memoria, l’inconfutabile realtà di quegli avvenimenti, ciò che cambia è la percezione della gravità di quegli stessi fatti dovuta, molto spesso, ad un eccesso di semplificazione e all’assenza di un pensiero complesso.
E’ dunque nostro compito fornire strumenti sempre più adeguati per migliorare il livello di conoscenza e di comprensione della storia della Shoah, perché restituire il giusto spessore a quanto accaduto è l’unico modo per non svilire la storia e le sue verità.