SUBITO LA RIFORMA FISCALE RIDURRE SPRECHI E COSTI DELLA POLITICA.

UNA LEGGE QUADRO PER LA NON AUTOSUFFICIENZA MISURE PIU’ EFFICACI PER LAVORO E SVILUPPO RAFFORZARE LA CONTRATTAZIONE NEL SETTORE PRIVATO E NEL PUBBLICO IMPIEGO.

Il sindacato confederale italiano, per contrastare sul piano sociale gli effetti della crisi finanziaria, economica e produttiva che ha colpito il Paese, è impegnato a proseguire nell’azione svolta in questi anni attraverso una continua negoziazione con il Governo, le Regioni e le rappresentanze datoriali, sostenuta dalla partecipazione e dalla mobilitazione sociale:

  • per tutelare l’occupazione, attraverso l’estensione degli ammortizzatori sociali e le politiche attive per il lavoro
  • per salvaguardare, nell’ambito del bilancio pubblico fortemente vincolato dall’Europa alla riduzione del deficit, le fondamentali politiche sociali pubbliche: istruzione, sanità, assistenza, previdenza ..
  • per dare piena attuazione alla riforma della contrattazione collettiva, con il rinnovo dei Ccnl e con lo sviluppo, ora, della contrattazione decentrata collegata alla crescita e alla redistribuzione della produttività alla maggiore qualità del lavoro, all’attrazione di nuovi investimenti produttivi.

Sono stati raggiunti risultati importanti con l’inclusione nell’ambito della tutela sociale di molte aree del mondo del lavoro prima escluse. Si sono evitati i licenziamenti nelle aziende e nei settori in crisi realizzando molti accordi per il rilancio industriale e produttivo. Sono stati rinnovati oltre cinquanta contratti nazionali di lavoro e si è ottenuta da tre anni la detassazione al 10% del salario di produttività.

Nel settore pubblico sono state salvaguardate le retribuzioni rispetto alle decurtazioni avvenute in altri Paesi europei ed è stato negoziato, pur in presenza di un blocco dei contratti nazionali fino al 2013, l’impegno delle amministrazioni pubbliche a tutti i livelli a realizzare la contrattazione decentrata. Si è avviata una stabilizzazione del personale della scuola, con un primo importante risultato di 65.000 immissioni in ruolo.

E’ NECESSARIO ORA FARE DI PIU’ 

PER LA RIFORMA FISCALE SUBITO, CON UNA NUOVA LEGGE 

Si chiede al Governo una nuova legge per la riforma fiscale, come previsto nel PNR, con una riduzione dell’imposizione su lavoro, famiglie e imprese virtuose, contemplando:

  • una sensibile riduzione della tassazione su lavoratori e pensionati con l’incremento delle detrazioni e con la diminuzione graduale delle aliquote;
  • un forte sostegno alla famiglia con l’erogazione del Nuovo Assegno Familiare (NAF), più cospicuo, semplice, universale e regolare in sostituzione delle attuali detrazioni e dell’assegno al nucleo familiare;
  • un fisco premiale per le imprese socialmente responsabili che favorisca l’occupazione e gli investimenti.
  • va evitato che l’attuazione a regime del federalismo fiscale si traduca in aumenti della pressione fiscale per lavoratori e pensionati, anche utilizzando lo strumento delle deduzioni/detrazioni garantendo la progressivita’ del sistema tributario locale.
  • una carta dei servizi fiscali che, in concomitanza con il percorso verso il federalismo aumenti la trasparenza tra fisco e cittadino.

Occorre contestualmente aumentare il peso del fisco su coloro che fino ad oggi hanno goduto di un regime di favore con:

  • l’incremento della lotta all’evasione fiscale, tramite il potenziamento dell’utilizzo della moneta elettronica e della tracciabilità, il nuovo redditometro, la tenuta di conti dedicati e l’introduzione di meccanismi di contrasto d’interessi venditore-compratore;
  • una maggiore tassazione delle rendite e della speculazione, con l’incremento ai livelli europei dell’imposta sostitutiva sui rendimenti di natura finanziaria, ad eccezione di quelli derivanti dai titoli di Stato, e l’introduzione della tassa sulle transazioni finanziarie internazionali;
  • l’incremento delle imposte sui consumi pregiati.

PER LA RIDUZIONE DELLA “CATTIVA” SPESA PUBBLICA (SPRECHI, INEFFICIENZE, COSTI DELLA POLITICA)

Per finanziare la riforma fiscale, per liberare risorse pubbliche da reinvestire nello sviluppo, per migliorare la gestione dei servizi pubblici nazionali e territoriali, è fondamentale ridurre la “cattiva spesa pubblica” , contrastando sprechi ed inefficienze e riducendo i costi della politica.

Fatti salvi i costi della democrazia, necessari in un modello istituzionale rappresentativo e partecipativo, chiediamo le seguenti riforme di sistema, per razionalizzare risorse e competenze, evitare sovrapposizioni e diseconomie, combattere inefficienze, sprechi, duplicazioni, ritardi relativi al funzionamento degli apparati pubblici:

  • riduzione del numero dei componenti degli organi esecutivi, parlamentari e consiliari a tutti livelli allineandoli alla media degli altri paesi della Unione Europea, in rapporto alle reali funzioni delle singole istituzioni .
  • riduzione dei livelli istituzionali e amministrativi anche attraverso il superamento delle province, in previsione della istituzione delle città metropolitane. Bisogna inoltre realizzare rapidamente l’aggregazione dei comuni al di sotto dei 5000 abitanti e definire vincoli piu’ stringenti per l’ associazionismo dei comuni per la gestione dei servizi tramite convenzione.
  • favorire il processo di riaggregazione delle aziende pubbliche per renderle competitive nel mercato dei servizi pubblici per favorire economie di scala anche attraverso il rilancio di una vera politica di liberalizzazione salvaguardando l’ universalità dei servizi stessi e garantendo tariffe sostenibili, assicurando forme di tutele contrattuali ed occupazionali per i lavoratori coinvolti dai processi di liberalizzazione

Occorre che le economie da operarsi sugli sprechi delle pubbliche amministrazioni vengano, in misura significativa, reinvestite nel settore pubblico per la qualità del servizio, l’incentivazione della produttività ed il riconoscimento del merito, dando piena attuazione agli strumenti previsti dall’Intesa del 4 febbraio per ridisegnare un nuovo e più coerente sistema di relazioni sindacali e rilanciando la contrattazione di secondo livello.

PER UNA LEGGE QUADRO PER LA NON AUTOSUFFICIENZA

Le misure ad oggi adottate dallo Stato sulla non autosufficienza (2.800.00 di cittadini coinvolti, soprattutto anziani, in base ai dati Istat) ad eccezione della legge 328/2000 e dei provvedimenti in materia di livelli di assistenza sanitaria e sociosanitaria (DPCM 29 novembre 2001), sono insufficienti e non organiche.

Cisl e Uil, unitamente alle Federazioni dei Pensionati richiedono con forza un sostegno stabile e certo alla non autosufficienza, attraverso misure organiche e uniformi su tutto il territorio, attraverso una legge-quadro nazionale che preveda:

  • la determinazione da parte dello Stato dei livelli essenziali per la non autosufficienza, in concomitanza con la definizione dei livelli essenziali previsti dalla Costituzione (articolo 117, comma 2, lettera m) e dei corrispondenti diritti esigibili da parte dei cittadini in attuazione del decreto sul federalismo fiscale.
  • un “modello completo” di intervento per le persone non autosufficienti, evidenziando i diritti dei beneficiari, la loro concreta esigibilità e i compiti degli attori che devono offrire i servizi previsti dai livelli essenziali.
  • l’adozione di un Piano Nazionale per la non autosufficienza, che articoli le caratteristiche e i requisiti delle prestazioni sociali da garantire con i livelli essenziali in tutto il territorio nazionale, nonché i parametri e gli indicatori qualitativi e quantitativi, per la verifica della loro attuazione in rapporto ai finanziamenti erogati.
  • l’istituzione di un Fondo Nazionale, con copertura da parte dello Stato, che assicuri parità ai cittadini nel godimento dei diritti civili e sociali (articolo 117 della Costituzione), mentre spetterà poi alle Regioni disciplinarne l’erogazione e integrarne le quantità e gli enti locali ne cureranno l’ attuazione nell’ambito delle proprie responsabilità e competenze.

PER IL LAVORO E LO SVILUPPO è’ necessario: 

  • Dare piena attuazione all’accordo Stato Regioni sugli ammortizzatori sociali e le politiche attive del lavoro, per il reimpiego dei lavoratori ancora in Cassa Integrazione, con la riqualificazione professionale, migliorando l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro;
  • Mettere in campo nuovi strumenti per l’occupazione, in particolare per i giovani con la riforma dell’apprendistato, per le donne con la revisione del contratto d’inserimento e più in generale con il credito d’imposta per le nuove assunzioni al Sud.
  • Questi strumenti, dopo la positiva presentazione da parte del Governo del Decreto Sviluppo vanno ora resi rapidamente operativi, unitamente all’attuazione degli interventi per favorire investimenti delle imprese nella ricerca, con l’assunzione di giovani ricercatori. La riforma dell’apprendistato, cosi’ come convenuto, va accompagnata con interventi normativi nazionali e regionali volti a diminuire l’abuso e l’utilizzo, oggi fortemente distorto, di forme di lavoro come i tirocini/stages, le partite iva fittizie e le collaborazioni a progetto.
  • Stimolare la crescita dell’economia, con strumenti che permettano il pieno utilizzo dei Fondi nazionali ed europei per il Mezzogiorno concentrandoli sulla realizzazione delle infrastrutture materiali ed immateriali e sui crediti d’imposta per nuovi investimenti e lavoro.

Bisogna accelerare l’utilizzo di tutte le risorse disponibili per realizzare le opere pubbliche prioritarie per la viabilità e il territorio, gli investimenti nella rete energetica (rigassificatori, carbone pulito, rinnovabili) e ambientale, nel settore delle costruzioni. Va promossa una politica industriale che, con priorità alle situazioni di crisi settoriali ed aziendali, favorisca nuovi investimenti innovativi. Complessivamente si possono investire per i prossimi tre anni risorse pari ad un punto di PIL (15 miliardi) all’anno che darebbero un contributo fondamentale per aumentare il tasso di crescita del PIL, oggi fermo all’1%.