La Uim è stata una felice intuizione della Uil e dell’Ital nel 1995. Davvero felice.
In quegli anni esplodeva la globalizzazione. Aumentava la libertà di circolazione delle persone e delle merci.
La globalizzazione ha portato assieme a molte cose negative, che sarebbe troppo lungo esporre qui, anche una grande mobilità delle persone. Si delineava un grande cambiamento e le nostre ambasciate e i nostri consolati non sono stati in grado di far fronte a questo profondo mutamento. Sono stati a lungo scollegati dai nostri emigrati, dai nostri cittadini residenti all’estero.
L’intuizione della Uim è stata contattarli e farli sentire ancora comunità, ancora parte della nostra comunità.
E oggi, in seguito alla crisi globale e alla finanziarizzazione dell’economia, assistiamo a nuove e profonde trasformazioni, a cambiamenti anche della nostra emigrazione all’estero, e la Uim continua a svolgere una funzione fondamentale.
Altro che tagli ai patronati e alle associazioni che assistono gli italiani all’estero! La Uim andrebbe premiata, per quello che ha fatto e che fa!
La Uim e l’Ital hanno un rapporto vivo e una conoscenza diretta delle persone che incontrano, aiutano, assistono. Questo è quello che fa sentire le persone parte di una comunità. Svolgono una funzione essenziale. Il loro lavoro è davvero prezioso e insostituibile. E lo sarà sempre di più.
Si è parlato di pensionati che vanno all’estero. Noi vogliamo continuare ad essere un paese libero e i pensionati devono essere liberi di spostarsi dove vogliono. Ma ci dobbiamo chiedere perché vanno all’estero. È un fenomeno nuovo e bisogna capirne le ragioni. Oggi i pensionati cominciano ad andare all’estero perché in Italia non ce la fanno più a vivere dignitosamente. Perché pagano il doppio delle tasse rispetto agli altri Paesi europei. Perché le pensioni non sono tutelate e si taglia la rivalutazione all’inflazione, così anno dopo anno perdono potere d’acquisto.
Non voglio fare una disquisizione sui tagli, che nessuno vorrebbe, ma che possono essere necessari in alcuni periodi difficili. Se c’è una situazione di emergenza, di difficoltà, è giusto che ognuno dia il proprio contributo, in base alle proprie possibilità. Ma se i sacrifici si chiedono sempre e solo ad alcuni, se si taglia sempre
dalla stessa parte, se i pensionati sono sempre il bancomat dei governi, allora questa è discriminazione, è iniquità. Non è più l’equità che noi vogliamo e per cui ci battiamo.
Se si devono fare ulteriori sacrifici, si devono chiedere a tutti i cittadini . Si stabilisca una soglia di reddito e poi si applichi al di sopra di questa soglia un contributo straordinario progressivo, come dice la nostra Costituzione. Non si può prelevare sempre dalle stesse tasche.
È questo che contestiamo al governo. La mancanza di equità. Certo che in crisi possono essere necessari tagli, ma devono essere equi e giusti.
Di questi problemi vorremmo parlare. Per questo chiediamo una migliore democrazia, quella che garantisce la partecipazione anche dei corpi intermedi. Non si può governare in solitudine, come se fossimo tutti sudditi. Vogliamo tornare ad essere cittadini della Repubblica! Anche noi pensionati!