Le donne, l’8 marzo e il diritto di voto: la nota della Uil Pensionati sulla Giornata internazionale della donna e i 70 anni dall’introduzione del suffragio femminile
Oggi 8 marzo, Paesi, organizzazioni e persone in tutto il mondo celebrano la Gior- nata internazionale della donna. Una giornata utile a fare il punto sui progressi compiuti e a sostenere quel cambiamento che ancora deve avvenire in materia di parità di genere e di diritti delle donne. Quest’anno ricorre, per l’Italia, anche il set- tantesimo anniversario del voto delle donne.
Il primo Stato ad introdurre il suffragio femminile fu il Wyoming, nel 1869. Circa 50 anni dopo, il XIX emendamento della Costituzione americana lo estese nel resto degli USA. Nel 1893 venne introdotto in Nuova Zelanda, mentre nel 1906 fu il turno della Finlandia, seguita dalla Norvegia nel 1913. Il 1918 fu l’anno della Gran Breta- gna che introdusse il suffragio universale solo per le donne over 30, limite eliminato nel 1928. Il 1931 e il 1934 furono gli anni rispettivamente di Spagna e Turchia men- tre nel 1944 si aggiunse anche la Francia.
In Italia le donne si sono recate, per la prima volta, alle urne nel 1946. Il diritto di voto venne esteso alle donne italiane già nel ’45 con il decreto legislativo del 31 gennaio, all’interno del quale però non fu prevista la loro eleggibilità, opzione che sarà invece introdotta dal decreto n. 74 del 10 marzo 1946: “Norme per l’elezione dei deputati all’Assemblea costituente” che all’articolo n.7 recita “Sono eleggibili al- l’Assemblea Costituente i cittadini e le cittadine italiane che, al giorno delle elezioni, abbiano compiuto il 25° anno di età”.
Tra il marzo e l’aprile del ’46 le donne poterono così esercitare per la prima volta il loro diritto elettorale attivo e passivo, in un clima però tutt’altro che disteso. L’intro- duzione dell’elettorato femminile non mancò di suscitare, in alcuni partiti politici, dubbi e timori legati a una presunta arretratezza delle donne (in particolare quelle meridionali) che, unita a un’altrettanta presunta scarsa conoscenza della politica, poteva diventare sinonimo di manovrabilità e quindi debolezza.
Timori, pregiudizi, discriminazioni che 70 anni dopo, nonostante le tante conquiste, sono ancora al centro del dibattito sulla parità di genere.
Le ragioni per riflettere e mobilitarsi sulle condizione delle donne di ogni età nel no- stro Paese ci sono ancora tutte. Molte conquiste sono state ottenute. Altre sono ne- cessarie. Altre ancora rischiano di essere perse.
Le donne italiane continuano a lavorare meno degli uomini. Il lavoro domestico e di cura continua ad essere ripartito tra uomini e donne in modo squilibrato. Coniugare lavoro e famiglia è ancora difficile: secondo recenti dati Istat sono principalmente le donne a restare a casa per motivi di gestione familiare. Il differenziale salariale e pensionistico tra uomini e donne continua ad essere significativo, anche a parità di lavoro. I servizi per l’infanzia e la non autosufficienza continuano ad essere carenti. Gli stereotipi di genere perdurano e messaggi e cliché sessisti sono ancora diffusi nei media e nelle pubblicità. Esistono ancora percorsi universitari e professioni tipi- camente maschili. La democrazia paritaria è lungi dall’essere attuata: secondo i dati della Camera dei Deputati, ad oggi la presenza femminile alla Camera è del 34%, mentre è del 29,2% al Senato. La Camera ha di recente dato il via libera defi- nitivo ad una legge sull’equilibrio di genere nei Consigli regionali, dove le donne ri- sultano ancora essere ampiamente sotto-rappresentate.
La violenza sulle donne ha vecchie e nuove forme e le donne anziane sono dop- piamente colpite, in quanto donne e in quanto persone anziane.
L’integralismo religioso si diffonde nel mondo e ha sempre una valenza fortemente sessista, maschilista e violenta.
Utilizziamo questa giornata dell’8 marzo per riflettere su tutto questo, avendo chiaro che tale riflessione non deve essere affidata a una singola data del calendario, ma si deve concretizzare in un impegno quotidiano che deve vedere coinvolti donne e uomini di ogni generazione per una piena affermazione dei diritti civili di ogni per- sona e la vera eliminazione di ogni discriminazione per motivi di genere, ma anche di orientamento sessuale, o di lingua, religione, etnia, opinioni politiche, condizioni personali e sociali, come peraltro sancisce la nostra Costituzione.
8 marzo 2016