Taglio della rivalutazione: “Cinque cause pilota con diffida all’Inps contro il taglio delle rivalutazioni delle pensioni di importo superiore a quattro volte il trattamento minimo. Ma non solo. L’azione che si inserisce nella mobilitazione messa in piedi dal Segretario generale della Uil Pensionati Carmelo Barbagallo, di concerto con la Uil Confederale, punta in alto, ovvero alla Corte Costituzionale alla quale il sindacato chiederà una pronuncia di incostituzionalità dell’articolo 1, comma 309, della legge di bilancio del 29 dicembre 2022, numero 197”. Lo fa sapere Oscar Capobianco, Segretario generale della Uil Pensionati Lazio.
Nello specifico, il taglio riguarda tra i cinque scaglioni definiti dal Governo, le pensioni di importo superiore a quattro volte il minimo, vale a dire da 2101, 53 euro lordi. A partire da questa cifra la rivalutazione non sarà del 7,3 per cento (valore inflazione 2022), ma del 6,2 per cento, fino ad arrivare nell’ultima fascia al 2,3 per cento. Una rivalutazione che – considerando l’attuale inflazione, il rialzo dei mutui, del costo dei carburanti, del rialzo dei prezzi di largo consumo – finisco con lo schiacciare i redditi medi da pensione verso il basso.
“Da nord a sud del Paese sono interessati da questa misura 3,5 milioni di pensionati e pensionate – spiega il Segretario Capobianco – nel Lazio il taglio sulla rivalutazione riguarda più di 480mila persone (Fonte Istat), circa 407 mila sono pensioni afferenti il settore pubblico e privato, oltre 73mila sono quelle di ex liberi professionisti e lavoratori autonomi. A conti fatti, a tre persone su dieci (il 34 per cento di tutti i pensionati laziali) lo Stato a fine anno avrà tolto dalle tasche 1200 euro”.
“Sembra un vero e proprio scippo legalizzato – prosegue Capobianco – che va fermato. Perché è sbagliato accanirsi su chi ha lavorato per una vita, per tutti coloro che hanno versato regolarmente i contributi e che durante l’arco di una vita hanno pagato le tasse alla fonte. A queste persone non va limitato il diritto a soddisfare i propri sogni, desideri e a limitare i loro consumi, che tra l’altro contribuiscono alla crescita economica del Paese. Le pensionate e i pensionati Italiani non sono cittadini di seconda categoria: va rafforzato il concetto che la pensione non è un omaggio di Stato ma salario differito, e che questa nostra lotta non è a garanzia di un privilegio, ma l’affermazione di un diritto costituzionale, anche a tutela dei futuri pensionati”.
“Tornando alla causa pilota – spiega l’esponente sindacale – quella del Lazio è una tra le cinque avviate in altre regioni, i costi saranno a totale carico del sindacato, e nel Lazio è stata intrapresa per nome e per conto di un ex lavoratore del settore privato. Dopo questa prima mossa la Uilp Lazio procederà, tramite la Segreteria Nazionale, con la seconda fase: l’invio della causa al Foro competente, del Tribunale civile Sezione Lavoro nel caso dei pensionati del settore privato, e della Corte dei Conti nel caso dei pensionati del settore pubblico”.
Taglio della rivalutazione: il ricorso è una campagna di civiltà
“Siamo praticamente impegnati in una campagna di civiltà promossa dal nostro leader nazionale Carmelo Barbagallo che mira a tutelare un diritto che donne e uomini hanno acquisito negli anni con il frutto del proprio lavoro – aggiunge Capobianco – Naturalmente il nostro impegno non dimentica le pensioni con importi più bassi. Non a caso, per queste chiediamo l’ampliamento della platea dei percettori di Quattordicesima e l’incremento delle somme per chi già la riceve, una riduzione delle tasse (le più alte in Europa), chiediamo inoltre la separazione tra la spesa assistenziale e quella pensionistica, il riconoscimento del lavoro di cura che penalizza le donne, il ripristino di opzione donna, senza i vincoli introdotti da questo governo. Ma è profondamente ingiusto che ogni volta che si cercano risorse per far quadrare i conti o si vogliano finanziare altre politiche economiche, come nel gioco delle tre carte, le si vadano a cercare tra i pensionati, come se questa fascia di popolazione non avesse più diritti, mentre si continua a strizzare l’occhio agli evasori definendo le tasse dovute per costoro “Pizzo di Stato”.
“Secondo le indicazioni tecniche della legge – conclude Capobianco – Solo nel 2023 dai pensionati oggetto di questa mancata rivalutazione lo Stato accumulerà un tesoretto di oltre due miliardi e ciò accade in un periodo di forte crescita inflattiva. Neanche il governo Monti depredò così le tasche dei pensionati e delle pensionate, visto che nel 2012 dal blocco delle indicizzazioni l’allora governo riuscì a capitalizzare all’incirca 1,8 miliardi, in un periodo in cui però l’inflazione era al 3 per cento. Contro questa dissennata politica che attraversa i Governi al di là degli schieramenti e del loro colore politico e che continuano a considerare i pensionati come semplici bancomat, la UilP Lazio, con il supporto della Segreteria Nazionale Uil Pensionati, lotterà con tutte le sue forze e nelle sedi deputate per ripristinare al più presto i diritti lesi”.