Come Uilp affrontiamo questo nuovo anno con determinazione e anche con la volontà di essere ottimisti, perché un sindacato deve porsi sempre l’obiettivo di migliorare la situazione data e la condizione di chi rappresenta. Non possiamo tuttavia nasconderci la gravità della crisi che sta davvero dilaniando il nostro Paese, producendo povertà, solitudine, disgregazione e tanta disperazione.
In questo contesto, siamo molto preoccupati per le scelte del Governo che, invece di pensare a unire il Paese, lo divide ulteriormente e si sottrae a un serio confronto con il sindacato, mentre la coesione sociale è un valore aggiunto fondamentale, soprattutto in un momento difficile come l’attuale. Altri Governi, in passato, in momenti problematici per l’Italia, si sono comportati diversamente e hanno cercato di far emergere il consenso e di chiamare tutti i cittadini a uno sforzo congiunto per raggiungere obiettivi condivisi. Avremmo sperato che dal Governo e dal Parlamento arrivassero atti concreti per affrontare finalmente in modo razionale ed efficace i tanti problemi del nostro Paese.
Avremmo sperato in una seria riduzione dei costi della politica; in un modello organizzativo dello Stato diverso e meno costoso; in una lotta serrata alla corruzione, agli sprechi e all’evasione; in una riforma fiscale che riducesse le tasse a lavoratori e pensionati e semplificasse gli adempimenti per tutti i cittadini; in una riforma del lavoro, che valorizzasse il merito e desse opportunità ai giovani. Per ora abbiamo ascoltato solo tante parole e visto alcune misure che non ci sembra vadano nella direzione sperata. Come Uil abbiamo avanzato proposte realistiche e ponderate. Se ci avessero ascoltato, quando abbiamo evidenziato i grandi limiti della riforma Fornero, oggi non ci troveremmo a dover porre riparo a una serie di misure irrazionali che hanno lasciato tanti lavoratori senza lavoro e senza pensione.
Se ci avessero ascoltato quando abbiamo posto, già a partire dal 2011, il problema dei costi abnormi della politica, degli sprechi nella pubblica amministrazione, del proliferare delle partecipate, della riduzione dei livelli istituzionali e abbiamo proposto misure efficaci e facilmente realizzabili, oggi saremmo già un passo avanti per la razionalizzazione del nostro Stato. Se ci avessero ascoltato quando ponevamo l’esigenza di una profonda riforma fiscale, oggi avremmo maggiore giustizia sociale e minori disuguaglianze, mentre invece anno dopo anno il livello di evasione fiscale resta inaccettabile e si accresce il divario tra i molto ricchi e il resto della popolazione, con un impoverimento del ceto medio che aggrava ulteriormente la crisi già gravissima. Se ci avessero ascoltato quando chiedevamo una riduzione delle decine di contratti atipici, oggi non ci sarebbero tanti giovani costretti alla precarietà a vita o ad emigrare per cercare migliore fortuna all’estero, come i loro nonni e bisnonni. Se ci avessero ascoltato quando abbiamo rivendicato misure per il recupero del potere d’acquisto delle pensioni, oggi non ci sarebbero milioni di anziani costretti a vivere con meno di mille euro al mese e i consumi avrebbero avuto un nuovo impulso contribuendo alla ripresa e allo sviluppo. E gli esempi potrebbero continuare. Non ci hanno purtroppo ascoltato. Anzi, abbiamo invece assistito al tentativo del Governo di scaricare sul sindacato le responsabilità delle scelte mancate, o sbagliate, della politica e di presentare il sindacato confederale come uno degli elementi di conservazione che ostacolano il cambiamento necessario. Non è così. La Uil da tempo evidenzia la necessità di un cambiamento profondo dell’Italia e dell’Europa, con un approccio sempre costruttivo e mai distruttivo.
Con questo stesso approccio abbiamo indetto il 12 dicembre scorso lo sciopero generale insieme alla Cgil. Abbiamo dimostrato come Uil di non essere secondi a nessuno, con una nostra massiccia partecipazione allo sciopero e alle tante manifestazioni che hanno riempito le piazze di tutta Italia, e abbiamo connotato lo sciopero come sciopero nel merito e non a favore o a sfavore di qualche soggetto politico. Parallelamente, continuiamo a ritenere importante l’azione comune di tutti e tre i sindacati confederali e come Uil facciamo e faremo di tutto per realizzare iniziative unitarie con la Cgil e con la Cisl. Il sindacato confederale unito ha infatti maggiore forza e capacità di conquistare il consenso. Ne sono esempi recenti la soluzione della vertenza della Thyssen a Terni e la campagna realizzata dai patronati contro i tagli vergognosi che erano stati previsti nell’ultima legge di stabilità. Sono state raccolte oltre un milione di firme, anche quelle di circa duecento parlamentari. C’è stata una sensibilizzazione di tutti i cittadini. Alla fine, il taglio ai patronati è stato drasticamente ridimensionato, un risultato che non ci soddisfa, ma che rappresenta comunque un miglioramento, frutto della mobilitazione unitaria. Per quanto riguarda il sindacato dei pensionati, l’unità sindacale resta un valore importante: nell’anno appena passato abbiamo sviluppato moltissime iniziative unitarie come Uilp, Spi, Fnp; abbiamo realizzato una giornata di mobilitazione nazionale il 5 novembre scorso con tre grandi manifestazioni; abbiamo realizzato ed è ancora in atto una vasta attività di pressione e di contrattazione sociale territoriale con Comuni e Regioni. Come Uil e come Uilp, continueremo a mobilitarci e a impegnarci, per realizzare finalmente un’Italia più giusta, più solidale, con più benessere e più speranza per tutti. E ci auguriamo che il nuovo anno spinga la politica verso una maggiore concretezza e una maggiore adeguatezza per l’interesse del Paese.
Auguro a tutte le nostre iscritte e a tutti i nostri iscritti che il nuovo anno possa fermare la negatività e aprirci a una prospettiva di sviluppo, crescita e giustizia.