Lettera congiunta di Ferpa e Epsu al Consiglio d’Europa del 17 giugno 2020
Bruxelles, 17 giugno 2020
Caro Presidente dell’Assemblea Parlamentare, caro Mr. Rik Daems
Cara Segretaria Generale, cara Mrs. Marija Pejčinović Burić
La pandemia ha causato il caos in Europa, con molte persone contagiate e ricoverate in ospedale. La mortalità è stata elevata, in particolare tra gli anziani e tra i lavoratori del settore della cura. Epsu e Ferpa, le Federazioni Europee che rappresentano rispettivamente i lavoratori di cura e dei pubblici servizi e i pensionati e le persone anziane, chiedono al Consiglio Europeo di indagare sulle cause e sulle possibili soluzioni di questa alta mortalità.
La Commissaria del Consiglio Europeo, Mrs. Dunja Mijatović, ha sollecitato gli Stati Membri del Consiglio affinché questi svolgano tali indagini. Crediamo che mettere a confronto quanto accaduto nei diversi Paesi e capire se tra questi ci siano delle situazioni simili sia un compito del Consiglio. La mancanza di dispostivi di protezione per i lavoratori che si prendono cura degli anziani e di altri gruppi fragili della popolazione ha esposto loro stessi e coloro di cui si prendevano cura a rischi non necessari e questo va affrontato. Analizzare nel dettaglio quanto successo aiuterà i Paesi a prepararsi per una eventuale seconda ondata della pandemia e per tutte le future pandemie.
Per quanto riguarda l’Unione Europea, siamo delusi dal fatto che non si sia riconosciuto che le misure austere adottate da molti Paesi abbiano portato ad una mancanza di fondi per le cure di lunga durata. Non si è nemmeno a conoscenza del fatto che i lavoratori delle strutture per anziani e gli assistenti familiari retribuiti, la maggioranza dei quali sono donne, sono stati colpiti gravemente dalla pandemia e che il loro lavoro è stato sottopagato e sottostimato. Mancano sia le risorse che il personale. E mentre miliardi di euro sono iniettati nell’economia, sembra che non ci sia la possibilità di avere fondi addizionali per l’assistenza di lunga durata, residenziale e domiciliare.
Dunja Mijatović, la Commissaria per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa sospetta che si siano verificate violazioni dei diritti umani che avrebbero potuto essere prevenute, così come ha dichiarato il 20 Maggio: “In molti paesi e singole istituzioni, la gestione della crisi sembra essere stata frammentata e caotica, con il personale di cura spesso lasciato a sé stesso. Alcuni hanno compiuto sforzi eroici per salvare i residenti, a volte confinandosi nelle strutture ed evitando il contatto con le proprie famiglie; alcuni Paesi, come la Romania, hanno persino reso obbligatorio per il personale isolarsi in strutture di assistenza a lungo termine o in luoghi appositamente designati. In altri casi, gli ospiti sono stati trascurati o abbandonati, nonostante fossero stai contagiati, come è stato registrato in Spagna. C’è comprensibile indignazione e frustrazione tra i parenti che hanno perso i loro cari in circostanze così poco limpide. Molti hanno sporto denuncia contro i gestori delle case di cura, ad esempio in Francia. In Spagna i pubblici ministeri hanno aperto le indagini su una serie di strutture residenziali per anziani, indagini simili sono state aperte in Italia. In conformità con i loro obblighi ai sensi dell’articolo 2 della Convenzione Europea sui Diritti Umani in merito al diritto alla vita, gli Stati membri devono fare luce su tutte le morti che si verificano in queste strutture, senza eccezioni.” Vogliamo che il Consiglio ordini queste indagini.
La Commissaria per i Diritti Umani ha evidenziato come gli Stati Membri abbiano probabilmente violato molte convenzioni e come gli stessi Stati non abbiano garantito alle persone anziane, alle persone con disabilità e ad altri gruppi di persone fragili i loro diritti alla salute e alla cura, incluso il diritto alle cure di lunga durata, così come stabilito dal Pilastro Europeo dei Diritti Sociali del 2017 (Principi 16 e 18).
Sono state commesse violazioni dei Diritti Umani che come tali devono essere investigate e portate all’attenzione, in modo tale che esse non possano ripetersi in una eventuale seconda ondata di questa pandemia che ha colpito l’Europa in maniera così profonda. Le indagini aiuteranno a prendere le misure necessarie per prevenire una seconda ondata.
Caro Presidente, Caro Segretario Generale, rimaniamo a disposizione per ulteriori discussioni su come meglio evitare che gli anziani e chi altro usufruisce delle cure non sia più vittime di politiche dannose.
Agostino Siciliano, Segretario Generale Ferpa
Jan Willem Goudriaan, Segretario Generale Epsu
La risposta della Segretaria generale del Consiglio d’Europa, Marija Pejcinovic Buric
Cari Segretari Generali,
Grazie per la vostra del 17 Giugno, che ho letto con grande attenzione e interesse. Dall’inizio della pandemia, ho seguito molto da vicino le problematiche di cui avete parlato. Ho anche portato all’attenzione dei Governi degli Stati membri del Consiglio d’Europa una “cassetta degli attrezzi” per affrontare la crisi sanitaria in una maniera che rispettasse i valori fondamentali dei diritti umani, della democrazia e dello stato di diritto.
Come avete giustamente evidenziato, il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa e anche altri organismi e istituzioni del Consiglio d’Europa si sono occupati di queste problematiche.
Tra questi, il Comitato Europeo per i Diritti Sociali ha emanato in aprile una dichiarazione d’interpretazione sul diritto alla protezione della salute (Articolo 11 della Carta Sociale Europea) in tempo di pandemia. Il Comitato dovrebbe emettere una ulteriore e più dettagliata dichiarazione di interpretazione riguardante molte delle problematiche da voi sottolineate, incluso il diritto a sicure e sane condizioni di lavoro (Articolo 3 della Carta); il diritto alla sicurezza sociale (Articolo 12); il diritto all’assistenza medica e sociale (Articolo 13); i diritti delle persone con disabilità (Articolo 15); i diritti delle persone anziane (Articolo 23).
Con riguardo alla vostra richiesta di indagare in questo campo, vorrei informarvi che il Comitato Europeo dei Diritti Sociali, nell’ambito del sistema di segnalazione fornito dalla Carta Sociale Europea a seguito delle domande sottoposte dagli Stati Membri, esaminerà nel 2021 un numero di problematiche relative al Covid-19. I Sindacati e le organizzazioni della società civile possono inviare commenti sui report nazionali nel contesto di questa procedura. Inoltre, possono introdurre azioni collettive e intervenire come terze parti in ogni processo presentato contro le nazioni che permettono la procedura delle azioni collettive.
Voi giustamente fate inoltre riferimento alla Convenzione Europea sui Diritti Umani, che comporta doveri procedurali e materiali per proteggere la vita (Articolo 2), per prevenire maltrattamenti (Articolo 3) e può essere invocata a tutela di malati molto gravi, persone con disabilità o persone anziane.
Come ho evidenziato nella mia “cassetta degli attrezzi” tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa hanno l’obbligo legale di implementare la Convenzione, e le Corti nazionali, e in definitiva la Corte Europea dei Diritti Umani, sono responsabili di sorvegliarne l’implementazione.
Infine, il Consiglio d’Europa sta lavorando a una più ampia gamma di attività volte a promuovere l’effettiva implementazione di questi e di altri standard. Molti di questi sono stati adottati per tenere in considerazione le lezioni imparate dalla pandemia Covid-19. L’Organizzazione continuerà a lavorare in questo senso nel contesto della Presidenza Greca del Comitato dei Ministri, di cui il tema più importante è “Proteggere la vita umana e la salute nel contesto di una pandemia – Rispondere in maniera efficace a una crisi sanitaria nel pieno rispetto dei diritti umani, dei principi democratici e dello stato di diritto”.
Condividerò la vostra lettera con altri componenti del Consiglio d’Europa, oltre che con coloro cui voi l’avete inviata.
Sinceramente, Marija Pejcinovic Buric
Segretaria generale del Consiglio d’Europa
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