Il 27 gennaio in Italia e in molte altre nazioni si celebra il Giorno della Memoria, per ricordare lo sterminio e le persecuzioni del popolo ebraico messi in atto dal nazismo e dai suoi alleati e tutte le vittime della persecuzione nazifascista. Si è scelta questa data, perché in quel giorno, nel 1945, furono abbattuti dalle truppe sovietiche i cancelli di Auschwitz.
In Italia, questa giornata è stata istituita con la legge 211/2000, “al fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”.
La legge stabilisce inoltre che in occasione del Giorno della Memoria “sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti di comune narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico e oscuro periodo della storia del nostro Paese e in Europa, affinché simili eventi non possano mai più accadere”.
Il tentativo di annientamento totale degli ebrei d’Europa perpetrato dal nazifascismo, nel segno di una ideologia criminale che portò nei campi di sterminio anche prigionieri di guerra, dissidenti politici, zingari, omosessuali e disabili, teorizzando la supremazia di esseri umani su altri esseri umani, è una parte della nostra storia collettiva che scuote, e deve continuare a scuotere, le coscienze. Ci riguarda tutte e tutti.
A distanza di sedici anni dall’approvazione di questa legge e nel sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma, fondativi della Comunità europea (oggi Unione europea), viviamo in un contesto geopolitico sempre più complesso che rende ancora più necessaria questa giornata: la commemorazione dei defunti, la trasmissione della memoria, la comprensione e lo studio di quanto avvenuto, l’educazione delle giovani generazioni ai valori della pace, del rispetto delle diversità, della dignità di ogni essere umano, della necessità di lottare ora e sempre contro l’antisemitismo, il razzismo e la xenofobia. Rende necessaria anche una riflessione sul processo di integrazione europea e sui rapporti tra legge, legalità, diritto e diritti, libertà, democrazia, principi e valori costituzionali. L’Europa nata dall’esperienza traumatica della Shoah ha sentito con forza la necessità di sancire costituzionalmente e introiettare culturalmente i valori del rispetto per la vita, dei diritti umani fondamentali, i principi della lotta a ogni forma di razzismo e pregiudizio. Questi valori sono oggi affievoliti e a grave rischio.
Come Uilp, come sindacato dei pensionati, abbiamo sempre evidenziato il valore della memoria e il ruolo che gli anziani di questo Paese possono svolgere per mantenere in vita il ricordo della nostra storia passata e valorizzare lo stretto legame che tiene insieme passato, presente e futuro. Abbiamo organizzato, e organizziamo, tante iniziative per tener viva questa memoria e rievocare momenti significativi della storia del nostro Paese e in particolare tante iniziative per ricordare la Shoah e le persecuzioni nazifasciste. Abbiamo svolto, e dobbiamo continuare a svolgere, un ruolo di vigilanza e di difesa dei valori di democrazia, libertà, giustizia, solidarietà, uguaglianza nelle differenze, rispetto dei diritti e dello stato di diritto.