Garantire a tutti i cittadini europei non autosufficienti e disabili l’accesso a cure adeguate e a una assistenza di lunga durata di qualità. L’Ice (Iniziativa dei cittadini europei) promossa dalla Ferpa
e presentata il 15 maggio a Bruxelles presso il Parlamento europeo
Un resoconto della giornata e una analisi della situazione in Europa
La Ferpa (la Federazione europea dei pensionati e delle persone anziane, affiliata alla Ces, che associa oltre 9 milioni di persone di oltre 20 nazioni europee e di cui fa parte la Uilp, insieme allo Spi Cgil e alla Fnp Cisl) ha deciso di promuovere una vasta campagna di mobilitazione per garantire a tutti i cittadini dell’Unione non autosufficienti e disabili, di ogni età, l’effettività del diritto alle cure e a una assistenza di lunga durata di qualità.
Oggi in Europa un numero sempre maggiore di persone parzialmente o totalmente non autosufficienti non ha i mezzi per vivere e curarsi dignitosamente e non ha accesso a una assistenza di lunga durata adeguata.
Le condizioni di queste persone sono state ulteriormente aggravate dalla crisi gravissima che l’Europa sta attraversando e dalle politiche di rigore adottate dall’Unione e dalla gran parte degli Stati membri. In molti Paesi gli importi delle pensioni sono stati ridotti o congelati. La popolazione europea a rischio di povertà è cresciuta in tutte le fasce di età e la povertà colpisce anche le persone anziane, soprattutto se molto anziane e sole (in gran parte si tratta di donne). La perdita dell’autosufficienza aumenta ulteriormente il rischio di precipitare nella povertà. Crescono le disuguaglianze. Si riducono le risorse pubbliche destinate al welfare state e conseguentemente le prestazioni ai cittadini, in particolare per quanto riguarda i servizi sociali.
La tutela delle persone non autosufficienti e delle loro famiglie è dunque un importante tema sociale che coinvolge direttamente milioni di cittadini e di famiglie. È una fondamentale questione di parità di diritti, dignità, uguaglianza e solidarietà. Ha ricadute su molteplici aspetti della vita economica, sociale e politica in tutti i Paesi europei. È anche connesso alle sfide che l’invecchiamento della popolazione pone all’Europa. Il modo in cui l’Europa sarà in grado di gestire quello che è uno dei fenomeni più significativi della nostra epoca, infatti, segnerà profondamente il carattere stesso della nostra società futura.
In tutti gli Stati membri cresce la durata media di vita. Anche se le proiezioni demografiche a lungo termine vanno sempre considerate con prudenza, si prevede che nei prossimi 50 anni la percentuale di persone ultra65enni in Europa possa raddoppiare e arrivare nel 2060 al 30% circa della popolazione totale (nel 2010 era il 17,4%).
Disabilità e perdita dell’autonomia non dipendono unicamente dall’allungamento della vita, ma non c’è dubbio che con la crescita della longevità, e in particolare del numero delle persone ultra80enni, cresca anche il numero delle persone totalmente o parzialmente non autosufficienti. Già oggi, la metà delle persone che in Europa beneficiano di cure di lunga durata ha più di 80 anni, anche se una persona su cinque ha meno di 65 anni. Va anche sottolineato che le donne anziane hanno un maggior rischio di vivere gli ultimi anni in condizioni di disabilità e di solitudine e dunque vivono una condizione di particolare fragilità.
Le risposte dei diversi Paesi europei e dei diversi Governi a questa vera emergenza sociale sono assai disomogenee, per entità delle risorse e per modalità degli interventi. La stessa definizione di cure di lunga durata (long term care) varia da uno Stato all’altro.
Nel 2007, la spesa pubblica media nella Ue per la presa in carico delle persone con ridotta o nulla autonomia era pari al’1,2% circa del Pil, con vistose differenze tra le varie nazioni. Nel 2008, Svezia e Paesi Bassi dedicavano alla copertura delle cure di lunga durata circa il 3,5% del Pil, mentre Francia, Finlandia, Danimarca e Belgio poco più dell’1,5%. Fanalino di coda i Paesi dell’Europa meridionale e centro orientale, con una spesa media dello 0,6% del Pil.
Diversi anche i modelli di copertura e le soluzioni legislative. Alcune nazioni hanno una legislazione specifica e altre no; alcune nazioni hanno previsto forme di finanziamento mirato, con caratteristiche diverse da Paese e Paese, mentre altre praticamente non prevedono protezioni specifiche per i propri cittadini con disabilità.
Questa varietà di risposte, nella quantità e nella qualità, crea di fatto grandi disparità tra i cittadini europei e questo contrasta non solo con l’idea di Europa sociale che come Uil abbiamo sempre promosso, ma anche con i principi stessi dell’Unione così come sono attualmente definiti nei Trattati costituenti.
È ora, dunque, che la Commissione europea prenda le iniziative necessarie per consentire a ogni cittadino europeo di poter vivere degnamente, indipendentemente dalle condizioni di salute, e di avere accesso alle cure sanitarie e ai servizi necessari qualunque sia l’età, la disabilità, le condizioni o la residenza. Le persone con ridotta o nulla autonomia hanno il diritto di ricevere le cure e l’assistenza indispensabili per continuare a vivere in dignità, protetti da negligenze, violenze e abusi.
Per raggiungere questi obiettivi, la Ferpa, con il rilevante contributo dei Sindacati dei pensionati italiani e della Uilp in particolare, ha dunque deciso di realizzare una Iniziativa dei cittadini europei (Ice). L’Ice è un recente strumento, istituito dal Trattato di Lisbona, che consente ai cittadini europei, raccogliendo almeno un milione di firme in almeno sette Stati membri, di chiedere alla
Commissione europea di presentare un testo legislativo su un qualunque tema, purché sia di competenza dell’Unione.
Con questa iniziativa la Ferpa intende quindi chiedere alla Commissione di legiferare sull’assistenza alle persone non autosufficienti e disabili, in modo da costruire un quadro di riferimento legislativo europeo, con linee guida che impegnino tutti i Paesi membri.
Il 15 maggio scorso, come Ferpa abbiamo presentato l’iniziativa a Bruxelles, presso il Parlamento europeo, nel corso di un convegno organizzato con il sostegno del Gruppo dei Socialisti e Democratici e un impegno particolare dei parlamentari italiani. Vi hanno partecipato circa 600 delegati della Ferpa provenienti da tutta Europa, in rappresentanza dei circa 30 sindacati e associazioni aderenti. Si è svolto un dibattito di buon livello, con relatori autorevoli, tra i quali il Segretario della Ferpa Bruno Costantini, la Segretaria della Ces Claudia Menne, il Commissario Ue all’occupazione, affari sociali e integrazione Laszlo Andor, il Vice presidente del Parlamento europeo Miguel Angel Martinez, il Presidente del Gruppo dei Socialisti e Democratici Hannes Swoboda, i parlamentari europei Sergio Cofferati e Pier Antonio Panzeri.
Tutti i relatori hanno convenuto sull’entità e la gravità del problema e sulla necessità di adottare misure a livello europeo.
Di particolare interesse la partecipazione del Commissario Andor, che ha sostenuto che la questione è senza dubbio rilevante e che tutti i cittadini europei devono poter beneficiare di cure di lunga durata. Per Andor far pesare sulle famiglie l’intero onere delle cure non è la soluzione e si devono trovare i mezzi per assicurare il finanziamento dei servizi necessari a migliorare la condizione delle persone con nulla o ridotta autonomia. È inoltre fondamentale rafforzare la collaborazione tra la Commissione e gli Stati membri in questo settore.
Hannes Swoboda ha dato pieno sostegno all’iniziativa della Ferpa, evidenziando tra l’altro il dovere morale di aiutare cittadini, spesso anziani, che hanno contribuito a costruire l’Europa. Una delle sfide che l’Europa deve affrontare, secondo Swoboda, è anche quella di allungare gli anni di vita in buona salute delle persone anziane, investendo in prevenzione, riabilitazione e cure adeguate. Swoboda ha infine criticato le politiche di austerità che stanno colpendo milioni di cittadini europei, soprattutto i più fragili, e accrescendo il divario tra ricchi e poveri, mentre contemporaneamente in Europa mancano circa mille miliardi di euro a causa dell’evasione, dell’elusione e dei paradisi fiscali (un tema, questo, recentemente rilanciato anche dalla Uil). Queste risorse potrebbero essere utilizzate per finanziare una assistenza di lunga durata di qualità per tutti i cittadini europei.
C’è stato un impegno esplicito di tutti i parlamentari del Gruppo dei Socialisti e Democratici e del Vice presidente Martinez a sensibilizzare l’intero Parlamento europeo sull’iniziativa e, successivamente, quando saranno consegnate le firme, a fare ogni sforzo presso la Commissione per ottenere un intervento legislativo adeguato.
Un appoggio convinto all’iniziativa è venuto anche dalla Segretaria della Ces, Menne.
Nel corso del convegno è stato inoltre evidenziato, in particolare da Cofferati e Panzeri, come questa mobilitazione per difendere i diritti delle persone più fragili, disabili e non autosufficienti non sia assolutamente in contrasto con gli altrettanto necessari interventi per correggere le politiche di rigore a senso unico, rilanciare l’occupazione, in particolare quella giovanile, difendere il valore del lavoro. Ottenere una legislazione europea su questa materia può, anzi, avere effetti positivi anche sulla crescita. Può infatti contribuire alla crescita dell’occupazione femminile di ogni età. (Oggi molte donne svolgono attività di cura, sacrificando le proprie vite anche per quanto riguarda il lavoro. In questo modo, le famiglie sono costrette a rinunciare a una fonte di reddito e la società perde un importante capitale di risorse umane). Può creare nuove opportunità occupazionali e dare impulso a nuovi servizi nel settore dell’assistenza, aumentando le tutele degli assistenti familiari, oggi spesso non garantiti, facendo emergere il lavoro nero e contrastando la conseguente evasione fiscale e previdenziale.
Un altro relatore, Luk Zelderloo, (Segretario generale dell’Associazione europea dei fornitori di servizi alle persone disabili) ha evidenziato come l’impatto della crisi sta incidendo anche sulla percezione della disabilità. Prima le persone disabili erano viste con pietà – approccio che come Uilp abbiamo peraltro sempre contrastato – ora cominciano ad essere considerate con fastidio, come ‘scrocca soldi altrui’, persone che prosciugano le risorse delle comunità e degli Stati senza dare nulla in cambio.
La presentazione dell’iniziativa a Bruxelles è solo il primo passo di una campagna che proseguirà per molti mesi. Dopo aver registrato l’iniziativa, dovremo attendere la decisione sulla sua ammissibilità. Abbiamo comunque già avuto segnali positivi in questo senso dagli uffici competenti della Commissione. Successivamente, presumibilmente a settembre, potremo dare inizio alla raccolta delle firme, che durerà per tutto il 2014. Le firme saranno poi consegnate alla Commissione. Parallelamente, porteremo avanti una vasta azione di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, dei media, dei partiti, delle istituzioni, a livello europeo e delle singole nazioni.
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Il resoconto della giornata del 15 maggio 2013, a cura della Ferpa